
Un nuovo capitolo si apre nel caso dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007. La vicenda continua a far discutere dopo la scoperta di un Dna maschile sconosciuto, definito “Ignoto 3”, rinvenuto durante l’autopsia sulla vittima. Questa notizia, emersa nella trasmissione Quarto Grado, ha riacceso il dibattito sulla possibile contaminazione delle prove, spingendo gli inquirenti ad avviare nuove indagini per chiarire ogni dubbio e ricostruire con maggiore precisione i fatti.
Marco Ballardini, medico legale che ha eseguito l’autopsia nel 2007, ha commentato la questione del Dna sconosciuto in un’intervista rilasciata a Quarto Grado. Interrogato sul nuovo elemento emerso, ha risposto: «C’è un’indagine in corso, quando l’indagine sarà chiusa ne parleremo». Ballardini ha evitato di fornire ulteriori dettagli, rimandando ogni approfondimento alla conclusione degli accertamenti. La sua dichiarazione fa intendere che l’esame delle prove è ancora in corso e che solo al termine si potrà fare piena luce sul significato del misterioso Dna ritrovato.
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Il Dna ignoto e la possibile contaminazione
I consulenti di parte ritengono che la traccia di “Ignoto 3” possa essersi contaminata durante le fasi dell’autopsia. Su una delle porzioni di tampone, così come su quella contenente il profilo genetico del misterioso Dna, i tecnici hanno trovato anche il profilo di un assistente del medico legale. Questo dettaglio fa nascere il sospetto che la contaminazione sia avvenuta proprio in quel momento, compromettendo così l’attendibilità delle prove raccolte.
La genetista Denise Albani, incaricata dell’incidente probatorio, dovrà chiarire la situazione. Il suo compito sarà stabilire se la traccia appartenga davvero all’assassino di Chiara Poggi oppure se sia il risultato di una contaminazione accidentale durante l’esame autoptico. Questo passaggio è fondamentale per il proseguimento del processo, perché potrebbe influenzare in modo determinante la valutazione delle prove e la ricostruzione dei fatti.
I dettagli della scena dell’autopsia e le possibili cause della contaminazione
Nella puntata di “Quarto Grado“ andata in onda il 25 luglio, sono stati mostrati alcuni documenti esclusivi legati alla pista della contaminazione. Tra le immagini inedite, sono state mostrate anche le foto scattate nella morgue dell’ospedale di Vigevano, dove è stata effettuata l’autopsia. Le immagini rivelano una scena caotica: sul tavolo dell’autopsia si nota una valigia blu aperta, una macchina fotografica grigia e un recipiente con formalina, utilizzata per conservare organi e tessuti. Accanto a questi, si vedono documenti sparsi e camici bianchi disposti alla rinfusa. La confusione visibile nelle foto potrebbe aver contribuito alla contaminazione della garza utilizzata per tamponare la bocca di Chiara, dove è stato rinvenuto l’aplotipo Y di “Ignoto 3”.
Il medico o il suo assistente sono visibili nella foto mentre indossano camici bianchi e guanti monouso arancioni tipici per l’autopsia. È inoltre possibile notare delle garze bianche sul tavolo, che sebbene non dovrebbero essere lì se fossero state utilizzate correttamente, potrebbero essere un altro segno di disorganizzazione nel corso delle operazioni autoptiche.
Il mistero che continua a crescere
Questa scoperta porta nuove ombre sul caso di Chiara Poggi. Sebbene l’autopsia avesse inizialmente escluso segni di violenza esterna, la presenza di un Dna maschile sconosciuto riapre il caso. Inoltre, il fatto che i medici legali possano aver contaminato il reperto durante l’autopsia solleva dubbi sulla validità delle prove raccolte. Gli investigatori continueranno a chiarire se questa traccia appartiene ad Andrea Sempio, attualmente indagato per concorso in omicidio, o se potrebbe essere legata a Alberto Stasi, l’unico condannato per l’omicidio di Chiara Poggi. Il processo è ancora in corso, ma questa nuova scoperta potrebbe rivelarsi un punto di svolta nelle indagini.