
In un contesto internazionale sempre più acceso e drammatico, le parole pronunciate da Giuliano Ferrara — giornalista, fondatore de Il Foglio e storicamente vicino alle posizioni filo-israeliane — rappresentano una svolta che ha sorpreso molti osservatori. A innescare il dibattito è stata una sua dichiarazione netta e senza ambiguità: “Davanti ai morti per fame non hanno più senso i torti e le ragioni”. Un giudizio netto, che sembra segnare un punto di rottura con il passato e che è stato rilanciato con toni polemici da Peter Gomez, direttore de Il Fatto Quotidiano.
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Nel commentare la gravissima situazione umanitaria nei territori palestinesi, Ferrara ha affermato che chi occupa un territorio ha il dovere morale di nutrire chi lo abita, indipendentemente dal quadro politico o militare. “Mettere fine a questo scandalo è parte decisiva della autodifesa di Tel Aviv”, ha dichiarato in una frase che, per molti, suona come una presa di distanza dalle attuali politiche del governo israeliano.

Il contesto di una crisi umanitaria senza precedenti
Le parole di Giuliano Ferrara arrivano in un momento in cui la crisi a Gaza ha raggiunto livelli allarmanti. Secondo numerosi report delle Nazioni Unite e delle organizzazioni umanitarie internazionali, centinaia di migliaia di persone sono a rischio fame, a causa dell’assedio e delle restrizioni imposte. In questo scenario, la posizione espressa da Ferrara è significativa non solo per il contenuto, ma anche per chi la esprime: una figura pubblica che per decenni ha difeso con decisione le ragioni di Israele, anche nei momenti più controversi.
Il cambio di prospettiva non è passato inosservato e ha aperto una crepa nel fronte di opinione pubblica italiana che, finora, aveva espresso sostegno quasi incondizionato alle scelte dello Stato ebraico in materia di sicurezza e geopolitica.
La reazione polemica di Peter Gomez
A sottolineare l’importanza e la portata della dichiarazione è stato Peter Gomez, che su X (ex Twitter) ha condiviso il virgolettato di Ferrara accompagnandolo con un commento polemico: “Israele, ora pure Giuliano Ferrara cambia idea”. Un’affermazione che punta il dito non solo contro le scelte del governo di Tel Aviv, ma anche contro quella parte di stampa italiana che, secondo Gomez, ha evitato a lungo di sollevare questioni scomode sul tema dei diritti umani nei territori occupati.
Il post ha fatto rapidamente il giro dei social, ricevendo centinaia di reazioni tra giornalisti, intellettuali e lettori. Il contrasto tra le posizioni di Ferrara e la narrativa dominante nei mesi precedenti è apparso evidente a molti, tanto da essere letto come un possibile cambio di paradigma nel dibattito italiano su Israele.
Israele, ora pure Giuliano Ferrara cambia idea: “Davanti ai morti per fame non hanno più senso i torti e le ragioni. "
— Peter Gomez (@petergomezblog) July 26, 2025
Se occupi un territorio abitato devi nutrire gli esseri umani che lo affollano. Mettere fine a questo scandalo è parte decisiva della autodifesa di Tel Aviv"…
Un giudizio che interpella anche la politica
Se a colpire è la fonte — Giuliano Ferrara — ancora più rilevante è il contenuto della sua affermazione: “Chi occupa un territorio abitato deve nutrire gli esseri umani che lo affollano”. Una frase che contiene un richiamo diretto al diritto internazionale, secondo cui chi esercita il controllo su un’area è responsabile della popolazione che vi risiede. È un messaggio che, implicitamente, chiama in causa non solo Israele, ma anche le potenze occidentali, spesso alle prese con l’ambiguità delle proprie posizioni.
La dichiarazione si inserisce nel solco di un dibattito sempre più polarizzato, in cui le condizioni materiali della popolazione civile sono spesso oscurate dalle dinamiche geopolitiche e dagli schieramenti ideologici. Ferrara, nel suo intervento, sembra voler spostare l’asse: la fame non può essere giustificata da alcuna logica di guerra.

Israele e la necessità di un nuovo approccio
Secondo Ferrara, porre fine alla crisi alimentare nei territori occupati è parte stessa della legittimità difensiva di Israele. Una posizione che ribalta la prospettiva classica: la sicurezza non passa solo dalle armi, ma anche dalla capacità di garantire condizioni di vita minime ai civili. È un pensiero che potrebbe rivelarsi scomodo per il governo israeliano, ma che interpella anche l’opinione pubblica internazionale.
In questo senso, le parole di Ferrara sembrano voler andare oltre la semplice denuncia: è un invito a riconsiderare le priorità della politica israeliana e, più in generale, della diplomazia internazionale. Chi sostiene Israele — è il sottotesto — dovrebbe essere il primo a chiedere il rispetto dei diritti fondamentali per evitare che la legittima autodifesa si trasformi in un disastro etico.
Un passaggio simbolico nel dibattito italiano
Il commento di Peter Gomez evidenzia il valore simbolico di questa presa di posizione: se anche una voce come quella di Giuliano Ferrara riconosce il limite raggiunto, forse è arrivato il momento per tutti — giornalisti, politici e opinione pubblica — di porsi domande più urgenti e meno ideologiche. La fame, in questo caso, diventa il confine morale che separa la difesa legittima da una gestione inaccettabile di un conflitto.
Resta ora da capire se questa svolta personale avrà eco anche in altri ambienti del giornalismo italiano o se resterà un’eccezione isolata. Ma il seme del dubbio è stato piantato, e da una figura che per molti anni è stata emblema dell’intellettuale militante pro-Israele. In tempi di conflitti e polarizzazioni, persino un semplice “cambio di idea” può assumere il valore di un atto politico.