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Cicalone, lo youtuber romano aggredito alla stazione di Napoli: “Qui non fate video”

Pubblicato: 27/07/2025 12:48
Cicalone aggredito youtuber romano

Doveva essere una giornata come tante per Simone Ruzzi, in arte Cicalone, ex pugile romano e oggi noto youtuber impegnato nella lotta alla delinquenza. Invece, la sua visita a Napoli si è trasformata in un episodio di violenza, documentato in parte da un video diventato virale sui social e rilanciato anche dal deputato Francesco Emilio Borrelli. Le immagini raccontano un’aggressione improvvisa e brutale avvenuta nei pressi della stazione centrale del capoluogo campano.
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Cicalone, che da anni utilizza il proprio canale per raccontare storie di disagio e insicurezza urbana, ha denunciato quanto accaduto attraverso un filmato pubblicato poco dopo l’accaduto. Con voce visibilmente provata e un tono tutt’altro che retorico, lo youtuber ha ricostruito i momenti concitati dell’attacco subito insieme alla compagna e influencer Evelina.

Il racconto dell’aggressione alla stazione di Napoli

Secondo la ricostruzione fornita da Cicalone, l’episodio si sarebbe verificato subito dopo l’arrivo in città. “Appena scesi alla stazione – ha detto nel video – si è avvicinato un ragazzo di colore che mi ha detto: ‘Qua non fate video’. Io non avevo nemmeno ancora acceso la telecamera”. Poche parole, poi una telefonata. Da lì, il precipitare della situazione.

È arrivato un secondo ragazzo – racconta ancora – che non ha nemmeno parlato: ha colpito Evelina con un calcio e poi ha attaccato me con un pezzo di legno. Mi ha colpito al braccio e probabilmente anche alla testa”. In quel momento, Simone ha deciso di reagire per difendersi: “Ho usato lo spray al peperoncino, che porto sempre con me, ed è servito a farli scappare”.

L’intervento dell’esercito e la denuncia alla Polizia

La scena si è svolta in pieno giorno, in un’area frequentata da viaggiatori e turisti, e a pochi passi dalla presenza delle forze dell’ordine. “Subito dopo sono intervenuti i militari dell’esercito e la Polizia – ha spiegato Ruzzi – e uno dei due aggressori è stato fermato”. Il contenuto della denuncia è ora al vaglio delle autorità competenti, che dovranno fare luce sulla dinamica e soprattutto sul movente.

Secondo il racconto di Cicalone, l’aggressione sarebbe riconducibile all’attività di documentazione video che porta avanti da anni, una sorta di “intimidazione preventiva” legata alla sua fama sul web. “È evidente che non volevano che filmassi – ha aggiunto – ma questa è una violenza che non può passare sotto silenzio”.

L’appello sui social e la solidarietà di Borrelli

Tra i primi a commentare l’accaduto è stato il parlamentare Francesco Emilio Borrelli, da anni impegnato contro il degrado urbano e la criminalità diffusa. Sui suoi profili social ha condiviso il video-denuncia di Cicalone, esprimendo solidarietà e vicinanza. “È inaccettabile che chi racconta la realtà venga aggredito – ha scritto –. Serve presenza dello Stato e un’azione repressiva efficace”.

Il caso ha acceso il dibattito su sicurezza e libertà d’espressione nelle città italiane, soprattutto in contesti dove la criminalità organizzata o la microdelinquenza tende a percepire la narrazione giornalistica o amatoriale come una minaccia.

Chi è Cicalone: da pugile a cronista di strada

Simone Ruzzi è conosciuto per i suoi contenuti a metà strada tra l’inchiesta e il racconto sociale. Conosciuto inizialmente per la sua carriera sportiva, ha conquistato notorietà attraverso YouTube, dove pubblica video in cui denuncia situazioni di disagio, degrado urbano, spaccio e criminalità. La sua presenza nei quartieri difficili delle città italiane, sempre con telecamera alla mano, gli ha procurato una seguito ampio ma anche numerose critiche.

L’aggressione subita a Napoli rappresenta per lui l’ennesimo episodio di tensione, ma anche una conferma della pericolosità legata a questo tipo di attività documentaria. “Io non mi fermo – ha concluso nel video – perché non si può avere paura di raccontare la verità”.

Un segnale preoccupante per chi racconta il territorio

L’episodio che ha visto come vittima lo youtuber Cicalone è solo l’ultimo di una lunga serie di attacchi a chi si espone per raccontare pubblicamente i problemi del territorio. L’uso della forza fisica come deterrente, il tentativo di impedire riprese o testimonianze, la volontà di intimidire chi documenta, sono tutti segnali preoccupanti che meritano attenzione istituzionale.

Il fatto che l’aggressione sia avvenuta in un luogo centrale e sotto gli occhi di tutti, pone interrogativi anche sulla sicurezza pubblica nelle grandi città italiane e sul ruolo delle forze dell’ordine nella prevenzione di episodi simili. Resta ora da vedere se la denuncia porterà a conseguenze concrete o se il caso, come troppo spesso accade, cadrà nel silenzio dopo l’eco mediatica iniziale.

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