
Nel mondo dello spettacolo, la gestione della vita privata può trasformarsi rapidamente in una questione pubblica, soprattutto quando entrano in gioco elementi sensibili come chat, messaggi audio e relazioni personali. In un contesto in cui i social network amplificano ogni dettaglio, basta una condivisione non autorizzata per innescare uno scandalo mediatico con risvolti giudiziari.
La linea che separa la curiosità del pubblico dal diritto alla riservatezza è sempre più sottile. In questi casi, la tutela della privacy dei personaggi famosi si intreccia con dinamiche di potere, visibilità e interesse mediatico, complicando il lavoro della giustizia e accendendo il dibattito sui limiti dell’informazione digitale.
L’indagine della procura di Roma

È in questo contesto che si inserisce la vicenda degli audio rubati a Raoul Bova, per cui la procura di Roma ha aperto un’indagine per tentata estorsione. Al centro dell’inchiesta c’è Federico Monzino, giovane pr milanese, noto nel mondo della nightlife e vicino a Martina Ceretti, la modella e influencer a cui erano destinati i messaggi dell’attore.
Le conversazioni private, secondo quanto emerso, sono state consegnate a Fabrizio Corona, che ne ha poi reso pubblici alcuni estratti tramite i propri canali social. È stato proprio lui, in una lunga serie di post, a sostenere che quei contenuti gli siano stati dati dalla stessa Ceretti e dal suo amico Monzino, indicato apertamente come intermediario.
Il materiale pubblicato da Corona

A rafforzare il suo racconto, Corona ha diffuso anche uno scambio di messaggi con Monzino, dove quest’ultimo gli avrebbe chiesto esplicitamente di far uscire la storia “per far uscire bene la Marti, perché le voglio bene”. Un passaggio che suggerisce una gestione consapevole e concertata della diffusione degli audio, e che ora è finito al vaglio degli inquirenti.
In risposta, Martina Ceretti ha pubblicato una Instagram story, poi cancellata, in cui accusa Corona di averle sottratto il telefono in un momento di distrazione dell’amico, inoltrandosi da solo i messaggi. Un’accusa pesante che ha fatto crescere l’attenzione su un caso già complesso e ricco di ambiguità.
Le indagini sul traffico telefonico
Il cellulare di Ceretti è stato posto sotto sequestro dagli inquirenti, che stanno analizzando il traffico telefonico per ricostruire l’intero percorso dei file vocali e delle chat. L’obiettivo è chiarire chi abbia agito materialmente per divulgarli e con quali finalità, distinguendo le responsabilità tra i vari protagonisti.
Non solo. Secondo quanto trapela, Monzino avrebbe anche contattato Raoul Bova direttamente, informandolo dell’esistenza di quei contenuti, in un contesto che potrebbe configurarsi come un tentativo di pressione. Sarà ora la procura a valutare se tale contatto rappresenti un atto concreto di estorsione.
Il ruolo dei social e la denuncia di Bova
Nel frattempo, Raoul Bova ha presentato denuncia a Roma, dando ufficialmente avvio all’indagine. Il caso ha attirato l’attenzione anche per la sua componente personale e affettiva, con Rocío Muñoz Morales, compagna dell’attore, che ha definito “false” le voci di una presunta separazione alimentate dalla fuga degli audio.
Il caso resta aperto e in evoluzione. Gli investigatori proseguono con l’acquisizione dei dispositivi elettronici e dei messaggi, nel tentativo di chiarire come e perché quei contenuti siano finiti nelle mani di chi poi ha deciso di renderli pubblici, trasformando un fatto privato in un vero e proprio caso giudiziario e mediatico.