
Nella vicenda del delitto di Garlasco, la tensione non si placa e il confronto tra le parti continua a far parlare tutta Italia. Al centro della scena torna la misteriosa impronta palmare 33, trovata sulla scala di casa Poggi, che ancora oggi è motivo di scontro tra accusa, difesa e famiglia della vittima. Un annuncio deciso arriva dall’avvocato Gian Luigi Tizzoni, legale della famiglia Poggi, che non risparmia critiche alla Procura.
“Quanto affermato dai consulenti della difesa di Stasi dimostra che sarebbe stato doveroso da parte della Procura accogliere la nostra richiesta di far estendere dal Gip l’incidente probatorio anche all’impronta 33”, ha dichiarato Tizzoni. Secondo l’avvocato, la Procura sembra più orientata a tutelare il condannato Alberto Stasi che a ricercare la verità su quanto accaduto il 13 agosto 2007.
Il mistero dell’impronta palmare e lo scontro sulle consulenze
La scena giudiziaria si infiamma ancor di più dopo la presentazione della nuova consulenza difensiva di Stasi. I periti della difesa puntano il dito su Andrea Sempio, attualmente indagato, attribuendogli l’impronta e sostenendo che sia presente sudore misto a sangue. La Procura, però, ribatte: impossibile verificare la presenza di tracce ematiche. Intanto, sia i consulenti tecnici della famiglia Poggi sia quelli della difesa di Sempio sottolineano che l’impronta non è attribuibile con certezza e, soprattutto, non risulta insanguinata.

La complessità delle interpretazioni tecniche si lega a una disputa procedurale sempre più accesa. L’avvocato Tizzoni richiama l’articolo 358 del codice di procedura penale: “Non è necessaria la irripetibilità dell’accertamento richiesto – spiega – ma basta la prevedibilità che in dibattimento possa essere disposta una perizia che richiederà più di sessanta giorni”. Un dettaglio che, secondo lui, avrebbe dovuto portare ad estendere l’incidente probatorio anche alla famosa impronta palmare.
Tra strategie e attese, la verità resta sospesa

Ma la Procura non è la sola a dire di no. Anche le difese di Sempio e di Stasi si oppongono all’estensione dell’incidente probatorio sull’impronta 33. Entrambe, pur da posizioni diverse, preferiscono rimandare ogni approfondimento a un eventuale processo, che – va ricordato – resta solo un’ipotesi finché non arriverà una decisione sul rinvio a giudizio.

Il nodo resta la convinzione, più volte espressa dai legali della famiglia Poggi, che le scelte della Procura avvantaggino la difesa di Stasi invece di puntare all’accertamento dei fatti. La nuova consulenza, seppur non rappresenti una prova ufficiale, riaccende i riflettori sull’enigma irrisolto dell’impronta palmare: un elemento che, dopo quasi diciotto anni, potrebbe essere ancora la chiave per far luce sul mistero di Garlasco.
Il caso Poggi, una storia ancora aperta

Intanto il procedimento va avanti tra dichiarazioni forti e strategie opposte, mentre ogni dettaglio rischia di trasformarsi in un nuovo terreno di scontro. Una cosa è certa: il caso Poggi è tutt’altro che chiuso. Ogni elemento scientifico o testimonianza potrebbe far cambiare rotta alle indagini, mantenendo alta l’attenzione dell’opinione pubblica.

Il mistero dell’impronta 33 resta un simbolo di tutte le domande ancora senza risposta. La battaglia legale continua e, con essa, la speranza che un giorno possa emergere la verità su uno dei casi più discussi degli ultimi anni.