
È finita con un’irruzione dell’Idf la traversata della Handala, la trentasettesima missione in diciotto anni della Freedom Flotilla. Intorno alle 21 di sabato 26 luglio, i militari israeliani hanno abbordato l’imbarcazione al largo della Striscia di Gaza e hanno arrestato i 21 attivisti a bordo, provenienti da dieci Paesi diversi. L’ultima immagine trasmessa in diretta dalla nave – subito interrotta – mostrava un soldato mentre sequestrava una telecamera.
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Nessuna resistenza, solo silenzio e determinazione. Secondo quanto riferito da Haaretz, gli attivisti non hanno opposto alcuna forma di reazione all’intervento. Ma avevano già annunciato che, in caso di arresto, avrebbero intrapreso uno sciopero della fame collettivo come forma di protesta contro Israele e il “genocidio di Gaza”. A bordo anche due italiani: lo skipper Tony La Piccirella, barese, e il blogger pacifista Antonio Mazzeo, siciliano.
L’accusa: “Abbandonati dai governi”

A spingere la Flotilla verso Gaza è stata la volontà di forzare il blocco navale israeliano e portare aiuti umanitari alla popolazione palestinese, sempre più isolata e allo stremo. In un post pubblicato su X poco prima dell’abbordaggio, l’equipaggio aveva scritto: “La nostra missione è un messaggio ai governi che hanno mancato di difendere il diritto internazionale, che hanno abbandonato i palestinesi e deluso l’umanità”. L’Ong promotrice chiede ora protezione diplomatica per i propri attivisti ai dieci Paesi di appartenenza, accusando la comunità internazionale di inazione: “Stanno facendo quello che dovrebbero fare i governi: rompere l’assedio illegale di Israele su Gaza”.
La rotta e il precedente con Greta Thunberg
La Handala era partita da Siracusa il 13 luglio ed era riuscita a superare il punto in cui, lo scorso 9 giugno, venne bloccata un’altra missione della Flotilla. In quell’occasione fu fermata la barca a vela Madleen, anch’essa diretta a Gaza, con a bordo anche l’attivista Greta Thunberg, poi condotta nel porto israeliano di Ashdod. Questa volta l’abbordaggio è avvenuto più a sud, a conferma che la Handala era riuscita ad avvicinarsi ulteriormente alla costa della Striscia prima dell’intervento militare.
L’episodio rischia ora di riaccendere il dibattito internazionale sulla legittimità del blocco marittimo imposto da Israele e sulla tutela dei civili che partecipano a missioni umanitarie. Ma soprattutto getta un’ombra nuova sul ruolo delle democrazie occidentali, sempre più divise tra condanna formale della guerra e inazione concreta davanti all’assedio.