
Accolto da amministratori locali, sostenitori e da tutto lo stato maggiore della Lega Toscana, Roberto Vannacci ha tenuto un incontro pubblico che ha confermato, ancora una volta, la sua crescente centralità nel dibattito politico del centrodestra italiano. L’ex generale, ora vicesegretario della Lega, ha parlato senza filtri, toccando temi cruciali come la difesa, l’economia, la politica estera e il futuro del partito. Un confronto serrato e diretto, moderato dal direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, che ha posto sul tavolo questioni spinose e strategiche.
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Difesa e riarmo: Vannacci contro il “sotterfugio” europeo
Uno dei punti più accesi del confronto è stato il tema delle spese militari, da sempre caro a Sallusti, che ha denunciato il lungo periodo di abbandono della difesa italiana, con investimenti crollati a meno dell’1% del PIL. Un tema su cui Vannacci ha rivendicato la linea della Lega, accusando il progetto ReArm Europe di essere un pretesto per rilanciare l’economia tedesca e, in parte, quella francese. «Non è un piano per modernizzare le nostre forze armate», ha affermato, difendendo il voto contrario della Lega a Strasburgo. Un attacco diretto al modello economico dell’Unione Europea, giudicato da Vannacci funzionale più a certi paesi membri che al benessere collettivo.

Trump e dazi: patriottismo e cautela
Nel passaggio sull’economia globale, Vannacci ha mostrato entusiasmo per Donald Trump, definendolo «un patriota che fa quello che dovrebbero fare tutti i politici: servire il proprio popolo». Sui dazi commerciali, invece, ha adottato un tono più equilibrato, definendoli «strumenti che possono servire a contrastare la globalizzazione», indicata come una delle principali cause di perdita di competitività per l’Europa. Un discorso che si è concentrato sulle dinamiche tra Occidente e blocchi emergenti, con un riferimento diretto ai paesi Brics.
Putin, Zelensky e il giudizio sull’Ucraina
Il passaggio più controverso dell’intervento è stato quello dedicato alla guerra in Ucraina. Alla domanda se preferisse Putin o Zelensky, Vannacci ha risposto senza esitazione: «Scelgo Putin». La sua motivazione è legata ai risultati economici: «Ha quadruplicato il PIL russo da quando è al potere. I russi lo sostengono». Secondo l’ex generale, Zelensky non ha dimostrato affidabilità, e in un confronto tra “un leader che ha migliorato il proprio Paese” e uno che non ha convinto, la preferenza va al primo.
Sallusti ha subito sollevato l’obiezione sulla mancanza di libertà politica in Russia, ma Vannacci ha ribattuto con scetticismo: «Bisogna vedere come vengono calcolati questi indicatori», aggiungendo di aver vissuto in Russia e di avere una «impressione diversa». Un’uscita che non mancherà di far discutere, soprattutto per il modo diretto con cui l’ex generale ha messo in dubbio i parametri occidentali sulla democrazia.

Meloni, von der Leyen e la politica europea
Più concilianti i toni su Giorgia Meloni, che Vannacci ha definito «una figura di spicco nelle relazioni internazionali», capace di difendere gli interessi italiani anche nei rapporti con Bruxelles. Diversa, invece, la valutazione su Ursula von der Leyen: «Siamo in crisi non grazie a Trump, ma a causa delle sue politiche», ha attaccato Vannacci, identificando la presidente della Commissione Europea come uno dei principali responsabili delle difficoltà del continente.
Anche il presidente francese Emmanuel Macron è stato bersaglio dell’ironia dell’ex generale: «A Macron piacciono le cinquine», ha detto, facendo riferimento a presunte “lezioni” subite prima dalla moglie Brigitte e poi da Trump, in relazione alla questione palestinese. Una battuta che ha suscitato reazioni nella platea e che segnala lo stile provocatorio con cui Vannacci affronta anche i temi più delicati.
Nessun partito personale, ma lo sguardo alla leadership
In chiusura, Sallusti ha chiesto a Vannacci se intenda fondare un partito personale o candidarsi per la premiership nel centrodestra. La risposta è stata chiara sul primo punto: «Rimarrò nella Lega, perché ritengo sia la cosa giusta da fare; anzi, la vannaccizzerò». Meno netta la posizione sull’eventuale candidatura a premier: «Dipende dal popolo… da loro non rifiuto mai le responsabilità». Una frase che lascia aperta ogni possibilità, e che alimenta i sospetti su ambizioni politiche più ampie, nonostante la fedeltà dichiarata alla Lega.
L’incontro ha confermato la popolarità crescente di Vannacci all’interno del mondo leghista, soprattutto in un’area come la Toscana dove la sua presenza ha raccolto un consenso significativo. Tra dichiarazioni provocatorie, posizioni non allineate e parole d’ordine identitarie, il generale si muove con sicurezza in un campo politico dove le sfide sono ancora tutte aperte.