
Era ancora viva Anastasia Trofimova quando è stata trascinata tra i cespugli di Villa Pamphili, a Roma. È quanto emerge dai primi risultati dell’autopsia eseguita sul corpo della 28enne di origine russa. Gli esami rivelano ferite profonde e graffi su entrambe le gambe, segni inequivocabili di un trascinamento attraverso la vegetazione. I dettagli emersi compongono un quadro agghiacciante, che getta nuova luce su quella che già appariva come una tragedia indicibile.
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Secondo gli inquirenti, la giovane potrebbe essere stata trascinata priva di sensi, oppure — ipotesi ancora più atroce — mentre cercava di fuggire strisciando dal suo aggressore. La dinamica del delitto, ancora in via di definizione, prende così una piega ancora più cruenta, lasciando intendere che Anastasia abbia vissuto consapevolmente almeno parte del suo supplizio.

Il cadavere della figlia a pochi metri
A poca distanza dal corpo della donna, nascosto sotto un telo nero, gli investigatori hanno ritrovato anche quello della figlia di appena 11 mesi, Andromeda. La neonata era già senza vita. La scena è stata descritta dagli investigatori come «devastante». Secondo quanto riferito dagli inquirenti, la bambina sarebbe stata prima picchiata e poi soffocata. Le condizioni del piccolo corpo non lasciano dubbi sulla violenza subita.
Al centro dell’inchiesta c’è il nome di Francis Kaufmann, 46enne statunitense, ora in carcere a Rebibbia con le accuse di duplice omicidio e occultamento di cadavere. L’uomo, che si dichiara innocente e ha già presentato ricorso al Tribunale del Riesame, è considerato il principale sospettato. Ma le prove a suo carico si stanno facendo sempre più consistenti.
Le tracce del Dna e i sospetti sulla dinamica
I risultati delle analisi genetiche confermano la presenza di Kaufmann sulla scena del crimine. Il suo Dna è stato isolato sul telo nero che copriva il corpo di Anastasia. Non solo: tracce biologiche dell’uomo sono state trovate anche sul corpo della piccola Andromeda, confermandone la paternità. Un elemento che, sebbene non direttamente legato all’omicidio, rafforza il legame tra la vittima e l’indagato.
Le indagini della procura stanno ora tentando di ricostruire l’esatta dinamica degli eventi. Gli esami istologici in corso dovranno stabilire con precisione le cause della morte di Anastasia, ma l’ipotesi di una morte naturale è già stata esclusa. L’impressione, sempre più fondata, è che la donna sia stata uccisa in modo violento, forse al termine di un inseguimento, o dopo un disperato tentativo di fuga.

Un delitto che lascia pochi dubbi
Gli inquirenti non escludono che Anastasia sia rimasta cosciente per diverso tempo, mentre il suo aggressore si accaniva su di lei o sulla figlia. Le lesioni sulle gambe sarebbero compatibili con uno strascinamento forzato, e suggeriscono che la giovane non fosse completamente incosciente. La scena ritrovata nella vegetazione del parco romano lascia pochi spazi all’immaginazione: una madre e sua figlia uccise e occultate, a poca distanza l’una dall’altra, in un contesto di estrema violenza.
La posizione di Kaufmann, sebbene ancora tecnicamente da accertare in sede giudiziaria, si complica con ogni nuovo elemento emerso. In attesa di ulteriori riscontri medico-legali, resta l’immagine tragica di una giovane donna uccisa senza pietà in un luogo che avrebbe dovuto essere sicuro, con la sua bambina vittima indifesa di una brutalità inaudita.
Il fascicolo, ora in mano alla procura di Roma, resta aperto per duplice omicidio volontario, mentre si cerca di chiarire l’esatto arco temporale dei fatti. Ma una cosa è già certa: Anastasia Trofimova non è morta subito, e questo dettaglio cambia radicalmente la percezione dell’intera vicenda.