
Si è fermato un attimo. Aveva appena finito di sistemare un attrezzo. Un rumore sordo ha riempito l’aria, un attimo prima che il mondo gli crollasse addosso. Ha visto solo un’ombra scura, poi più nulla.
Un collega lo ha cercato con lo sguardo. Ha chiamato il suo nome, ma nessuna risposta. Solo il silenzio assordante di un cantiere che si è trasformato in un incubo. Si è precipitato, il cuore in gola. La scena che gli si è presentata ha gelato il sangue nelle vene.
Un’emergenza strutturale: le morti sul lavoro
Le notizie che arrivano dai cantieri sono ormai un bollettino di guerra. Si chiamano “morti bianche”. Hanno un nome quasi innocuo. Ma celano la cruda realtà di vite spezzate. Persone che escono di casa per lavorare. Non tornano. L’ennesima tragedia ha colpito Altomonte, in provincia di Cosenza. Franco La Cava, 61 anni, ha perso la vita. Stava lavorando in un cantiere privato. Demoliva e ricostruiva un muro di sostegno. Era lì con un collega.
Le prime ricostruzioni parlano chiaro. Una parte del muro da abbattere si è staccata all’improvviso. Ha travolto l’operaio. Lo ha ucciso all’istante. Non c’è stato scampo. La Procura di Castrovillari ha aperto un fascicolo. Hanno sequestrato la salma di La Cava. Presto disporranno l’autopsia. Si cercano risposte. Si cercano responsabilità.
La denuncia dei sindacati
Uil e Feneal-Uil Calabria hanno espresso il loro dolore. I segretari generali, Mariaelena Senese e Giacomo Maccarone, sono stati espliciti. Hanno rimarcato come le morti bianche siano una “emergenza strutturale”. Hanno sottolineato una grave carenza. Non si può vigilare sulla sicurezza senza specialisti. Mancano esperti nei settori più a rischio. Questa mancanza è un problema serio.
Le parole dei dirigenti sindacali risuonano forti. “Siamo stanchi di piangere e contare i morti”. Non sono solo numeri. Sono padri, mariti, figli. Sono persone. Ogni vita persa è un dramma. Lascia un vuoto incolmabile. Il lavoro deve essere un diritto. Deve essere sicuro. Non può essere una condanna a morte. Le statistiche sono impietose. Ogni giorno, in Italia, qualcuno perde la vita lavorando.
La sicurezza sul lavoro non è un optional. È un diritto fondamentale. Le aziende hanno l’obbligo di garantire ambienti sicuri. Devono fornire formazione adeguata. Devono investire in attrezzature all’avanguardia. Devono effettuare controlli costanti. La prevenzione è cruciale. Molte tragedie si possono evitare. Servono ispezioni più stringenti. Servono sanzioni più severe. Servono investimenti significativi nella sicurezza. Non basta la buona volontà. Servono azioni concrete.
La responsabilità non è solo delle aziende. È anche delle istituzioni. È della politica. È di tutti. Si deve creare una cultura della sicurezza. Una cultura che metta la vita umana al primo posto. Non si possono sacrificare vite in nome del profitto. Non si possono accettare compromessi sulla sicurezza. È un costo sociale insostenibile. Si deve agire subito. Si deve fermare questa strage silenziosa. Ogni morte sul lavoro è una sconfitta per tutti. È un fallimento del sistema. Si deve cambiare rotta. Si deve garantire a ogni lavoratore di tornare a casa sano e salvo. Questa è l’unica via. Questo è l’unico obiettivo.