
Il sindaco di Taranto, Piero Bitetti, ha annunciato le proprie dimissioni nella serata di lunedì 28 luglio, parlando di una grave “inagibilità politica” che non gli permette più di governare con serenità. La scelta è maturata dopo un confronto molto teso con alcune associazioni ambientaliste, chiamate a discutere dell’accordo di programma sull’ex Ilva.
L’incontro si è protratto oltre l’orario previsto, in un clima teso e acceso. Bitetti, una volta terminato il confronto diretto, ha deciso di lasciare che alcuni assessori continuassero i lavori, mentre lui ha tentato di lasciare Palazzo di Città. All’esterno, però, la situazione era degenerata: Piazza Castello era gremita di manifestanti contrari all’accordo e alla discarica di Paolo VI.

Il primo cittadino, accerchiato e fisicamente ostacolato da un gruppo di manifestanti, alcuni a volto coperto, è stato costretto a tornare nei propri uffici. Qui ha scritto la lettera di dimissioni che ha consegnato alla funzionaria comunale di turno, formalizzando così il proprio addio.
Un gesto clamoroso se si considera che Bitetti era stato eletto sindaco di Taranto appena il 9 giugno 2025, con una coalizione di centrosinistra. Al secondo turno aveva sconfitto Francesco Tacente, candidato civico sostenuto anche dalla Lega. Dopo meno di due mesi, il suo mandato termina con un gesto forte, simbolo della tensione che ancora attraversa la città.
L’accordo di programma sull’ex Ilva, fortemente sostenuto dal governo nazionale e da parte della Regione Puglia, è stato respinto con forza da numerosi comitati civici e gruppi ambientalisti, che lo considerano una minaccia per la salute dei cittadini e per la riconversione industriale sostenibile dell’area.
Bitetti ha provato a gestire la vicenda mantenendo un equilibrio tra lavoro istituzionale e dialogo sociale. Ma la protesta di lunedì ha fatto da spartiacque. Secondo quanto riferito, il sindaco avrebbe ricevuto minacce e avvertimenti da parte di alcune frange estremiste della protesta, arrivando a parlare di una situazione insostenibile per la democrazia locale.

La politica cittadina si è immediatamente schierata in difesa del sindaco. Francesco Andrea Falcone, del gruppo CON Taranto, ha parlato di un atto grave e preoccupante: “Serve una riflessione collettiva sui modi con cui si esprime il dissenso. La violenza, anche solo verbale, non può sostituire il dialogo”.
Falcone ha sottolineato che i problemi della città, in primis salute pubblica e occupazione, sono reali e condivisi, ma vanno affrontati con correttezza e confronto, evitando derive radicali. “Se Taranto si spacca – ha detto – le decisioni sul suo futuro saranno prese altrove, e noi resteremo spettatori”.
Adesso si apre una fase incerta per Taranto. Le dimissioni di Bitetti arrivano proprio nei giorni in cui era atteso un voto cruciale del consiglio comunale sull’accordo ex Ilva. Lo scenario cambia improvvisamente e rischia di bloccare ogni processo decisionale, con effetti potenzialmente gravi sull’intera città e sul suo futuro industriale.