
Enrico Lucherini è morto a 92 anni. Il celebre addetto stampa delle star, figura leggendaria del cinema italiano, è scomparso lasciando un vuoto profondo nel mondo dello spettacolo. Attore, regista, scrittore, ma soprattutto maestro della comunicazione cinematografica, Lucherini ha segnato un’epoca con la sua visione, la sua ironia tagliente e un talento unico nel creare attenzione attorno ai divi del grande schermo.
Fondatore dello storico Studio Lucherini-Rossetti-Spinola e successivamente dello Studio Lucherini-Pignatelli, è stato protagonista assoluto della promozione cinematografica italiana dagli anni Sessanta fino al 2012, accompagnando generazioni di attori e registi e trasformando il mestiere del press agent in arte.
Una vita cominciata sul palcoscenico
Nato a Roma l’8 agosto 1932, figlio di un medico, Enrico Lucherini ha seguito inizialmente il percorso tracciato dal padre iscrivendosi alla facoltà di Medicina. Ma il suo destino era altrove. Dopo aver frequentato il liceo dai gesuiti, ha abbandonato gli studi universitari per dedicarsi alla recitazione, entrando nella prestigiosa Accademia nazionale d’arte drammatica e successivamente nella Compagnia dei Giovani, accanto a nomi come Rossella Falk e Giuseppe Patroni Griffi.

L’incontro con Sophia Loren che gli cambiò la vita
Sarà un dialogo con Sophia Loren a convincerlo ad abbandonare il palcoscenico per dedicarsi alla comunicazione. Da quel momento, Lucherini scopre la sua vera vocazione: promuovere il cinema, far parlare dei film e dei suoi protagonisti, spesso ricorrendo a intuizioni brillanti, provocazioni studiate e trovate mediatiche che hanno fatto epoca.
Le leggendarie “lucherinate”
Il primo film di cui curò la promozione fu La notte brava di Mauro Bolognini, scritto da Pier Paolo Pasolini. Da lì in avanti, ha contribuito al successo di decine di film, anche grazie a quelle che lui stesso definiva “lucherinate”, ovvero scandali creati ad arte per attirare i riflettori. Memorabili l’amore inventato tra Florinda Bolkan e Richard Burton o il finto incidente in cui Sandra Milo si bruciava i capelli.
Un’arte tra genio, ironia e polemiche
Dietro la sua figura estrosa e sopra le righe, Lucherini era anche temuto per le sue battute al vetriolo, i nomignoli taglienti e una lucidissima comprensione delle dinamiche mediatiche. Ha saputo navigare con disinvoltura tra gossip e promozione, rendendo il suo mestiere parte integrante della strategia di marketing di ogni produzione.

Dai red carpet ai documentari su di lui
Il suo lavoro non è passato inosservato: nel 2007, alla Mostra del Cinema di Venezia, è stato presentato il documentario Enrico LXXV di Antonello Sarno, incentrato sulla sua figura. Nel 2012, l’Ara Pacis di Roma gli ha dedicato una grande mostra dal titolo “Enrico Lucherini – Purché se ne parli”, un tributo ai suoi cinquant’anni dietro le quinte del cinema italiano.
Una carriera da protagonista anche nel racconto del cinema
Nel 2014, al Festival internazionale del film di Roma, è stato proiettato il documentario Enrico Lucherini – Ne ho fatte di tutti i colori, diretto da Marco Spagnoli. Lucherini ha raccontato con ironia e sincerità la sua vita fatta di successi, scandali, amicizie e rotture, confermando il suo status di icona del cinema italiano.
Un’eredità unica nel panorama dello spettacolo italiano
Lucherini lascia un’eredità immensa. Non solo per ciò che ha fatto, ma per come lo ha fatto: con spirito creativo, sarcasmo intelligente e un fiuto ineguagliabile per ciò che avrebbe fatto notizia. Il cinema italiano perde oggi un protagonista silenzioso ma decisivo, che ha saputo reinventare il modo di raccontare le star al grande pubblico.