
La reazione iniziale di Giorgia Meloni sui nuovi accordi sui dazi internazionali è stata di cautela. Appena arrivata all’hotel Sheraton di Addis Abeba, la Premier ha commentato la firma dell’accordo con la Commissione Europea e Donald Trump, dichiarando: “Bene, ma devo vedere i dettagli”. Nonostante la soddisfazione per l’intesa, la Meloni ha voluto mantenere una posizione prudente, evidenziando che senza conoscere i dettagli dell’accordo non poteva giudicare appieno la sua efficacia. Ha poi aggiunto che, pur essendo favorevole a un accordo, non poteva esprimere un parere senza conoscere gli aspetti concreti. La leader del governo italiano, pur ritenendo positivo l’accordo, ha fatto intendere che la trattativa è solo all’inizio e che l’Italia avrebbe cercato di ottenere alcune esenzioni specifiche, come quelle per prodotti come olio, formaggi, mobili e moda, per evitare la tariffa del 15%.
L’incontro con i vice e la dichiarazione congiunta
Nel corso della serata, la posizione di Meloni è stata meglio definita, con un incontro con i suoi vice, Antonio Tajani e Matteo Salvini. In una dichiarazione congiunta, il governo ha espresso un giudizio positivo sull’accordo, ritenendolo fondamentale per evitare una guerra commerciale all’interno dell’Occidente. “Questa intesa garantisce stabilità e scongiura conseguenze imprevedibili”, si legge nel comunicato. Inoltre, si sottolinea che la nuova tariffa del 15% non dovrebbe essere aggiuntiva rispetto ai dazi precedenti, ma piuttosto un’integrazione. Il governo ha anche inviato un messaggio chiaro alla Commissione Europea, chiedendo di rafforzare il mercato unico, ridurre la burocrazia e diversificare le relazioni commerciali, in modo da tutelare i settori più vulnerabili.

Nonostante la posizione cauta della Meloni, le reazioni politiche sono state contrastanti. Mentre la maggioranza esprime un moderato ottimismo, l’opposizione ha sollevato critiche. Elly Schlein, leader del Partito Democratico, ha accusato il governo di una “fallimentare accondiscendenza” nei confronti di Trump. Anche il Movimento 5 Stelle ha ripreso le dichiarazioni precedenti del governo, che auspicavano “dazi zero”, definendo il 15% come una “disfatta”. Per alcuni esponenti dell’opposizione, come Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, l’accordo potrebbe portare a un “disastro sociale”, con impatti pesanti su interi settori economici.
La posizione del governo italiano e la seconda fase delle trattative
Nonostante le critiche, il governo italiano continua a sostenere la necessità di questa intesa come un passo positivo per evitare un conflitto commerciale con gli Stati Uniti. “La fine dell’indeterminatezza è positiva”, ha commentato Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, ricordando che la tariffa iniziale proposta era del 30%. Anche il viceministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, ha espresso ottimismo, considerando il 15% come “accettabile” e definendo Ursula von der Leyen come pragmatica. Tuttavia, entrambi hanno ribadito che la seconda fase della trattativa sarà decisiva per cercare esenzioni specifiche che possano proteggere determinati settori.
Mentre l’Italia si prepara ad affrontare la seconda fase della trattativa, la posizione europea resta chiara: il mantenimento di una linea comune per evitare conflitti interni e garantire una solida collaborazione commerciale con gli Stati Uniti. La cautela di Meloni sembra essere una strategia per bilanciare gli interessi economici del paese, senza compromettere la stabilità politica e diplomatica. Tuttavia, il rischio di impatti negativi sui settori più sensibili resta alto e il governo italiano dovrà affrontare le prossime settimane con attenzione e determinazione per proteggere i propri interessi economici.