
Anna Patrizia Messina Denaro è tornata a casa. Dopo quasi dodici anni di carcere, la sorella prediletta di Matteo, l’ultima ad arrendersi all’arresto, è uscita ieri mattina dal penitenziario di Vigevano. A Castelvetrano, il paese simbolo del potere dei Messina Denaro, l’hanno rivista in silenzio: passo deciso, sguardo basso, stessa determinazione di un tempo. Non è solo una scarcerazione. È il ritorno sulla scena di una figura chiave nella storia criminale di Cosa nostra.
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Messaggi cifrati e complicità invisibili
Era il dicembre 2013 quando fu arrestata con l’accusa di associazione mafiosa. Secondo i magistrati di Palermo, Anna Patrizia era il crocevia dei messaggi più delicati del boss durante la latitanza. Non un ruolo marginale, ma operativo. Portava e riceveva indicazioni, suggeriva contromosse, proteggeva i codici della famiglia. Dentro quei pizzini trovati a Campobello di Mazara, nel covo del capomafia, c’erano anche annotazioni in suo favore: “4.500 Avv. Patrizia” e poi “1.000 Pat”. Un flusso di denaro costante per garantire le sue spese legali e la sua fedeltà.
Nei biglietti recuperati dal Ros emergono anche i nomi in codice di “Parmigiano”, “W” e “il Politico”, figure ancora senza volto che avrebbero protetto gli affari e le coperture della famiglia. A conoscerli davvero, dicono gli investigatori, potrebbe essere proprio lei. Sapeva chi erano, come si muovevano, con chi parlavano. In una rete segreta che negli anni ha attraversato confini, istituzioni e imprenditoria, Anna Patrizia era un nodo centrale.

Il mistero di Lucilla e i messaggi social
Nel 2011, durante un colloquio in carcere con il marito Vincenzo Panicola, intercettato, apprese che l’imprenditore Giuseppe Grigoli poteva cedere alla collaborazione con i magistrati. Pochi giorni dopo portò la risposta del fratello: “Non toccatelo, perché danno può fare – può diventare una catastrofe”. Lei non era d’accordo, avrebbe voluto una risposta più netta. Ma obbedì.
In quegli anni usava Facebook con nomi falsi: apriva e chiudeva profili a ripetizione. Uno di quelli principali portava il nome di “Lucilla”, come l’imperatrice romana. Spariva e tornava, lasciando indizi e segnali che la polizia non riusciva sempre a decifrare. Poi, pochi giorni prima dell’arresto, cancellò tutto. Messaggi privati, tracce, identità. Forse aveva capito. Forse qualcuno l’aveva avvertita. Ma era tardi.

Le donne del clan
Oggi resta un dubbio che inquieta Palermo e gli investigatori: chi guiderà la rete di relazioni, affari e silenzi che ancora circonda il tesoro nascosto del clan? I beni, le aziende, i contatti? Patrizia Messina Denaro non ha mai rotto il legame con il fratello, anzi lo venerava. In un pizzino del 1996 scriveva: “Spero che a me permetterai di cresimarla, vorrei tanto avere uno dei tuoi figli come figlioccio”.

Come Rosalia – soprannominata “Fragolone” – anche Anna Patrizia ha avuto un ruolo attivo nel sistema mafioso familiare. Fragolina, Parmigiano, W: una storia dove i nomi in codice disegnano una mappa di potere ancora oscura, ma sempre più femminile. Nella mafia che Matteo Messina Denaro ha lasciato in eredità, sono le sorelle a custodire i segreti. E ora, con la scarcerazione della più riservata e leale, quella storia potrebbe riaprirsi. Oppure, semplicemente, non essersi mai chiusa davvero.