
“Mi sentivo svuotata di ogni energia, stordita. L’ho detto alla mia amica, poi sono crollata a terra”. Così inizia il racconto di Victoria Thomas, 41 anni, al quotidiano britannico Mirror. Quella che sembrava una giornata qualunque in palestra si è trasformata in un’esperienza al confine tra la vita e la morte.
La donna, ex sportiva e madre, è stata colpita da un arresto cardiaco improvviso proprio durante un allenamento. I soccorsi sono arrivati in pochi minuti, ma la rianimazione si è protratta a lungo senza esito. “Il mio cuore non dava segni di vita”, ha raccontato. La tensione cresceva: ogni secondo che passava sembrava avvicinare la fine.
Durante quei 17 interminabili minuti, Victoria ha vissuto qualcosa di sconvolgente e misterioso. “Improvvisamente è diventato tutto nero, poi mi sono vista dall’alto, galleggiavo vicino al soffitto”, ha detto. Un’esperienza extracorporea che le ha fatto osservare sé stessa sul pavimento della palestra, inerte.

“Non c’era una luce, nessuna sensazione di pace. Vedevo solo il mio corpo e delle macchine gialle intorno a me”, ha spiegato. A colpirla in quel momento surreale è stato un dettaglio singolare: “Le mie gambe sembravano gonfie, ed effettivamente lo erano nella foto scattata poco prima”.
Contro ogni previsione, dopo 17 minuti, il cuore di Victoria ha ricominciato a battere. I medici non avevano mai smesso di tentare. “Non mi hanno lasciata andare. Ero giovane, in salute, e si sono rifiutati di arrendersi”. È stata trasferita al Bristol Royal Infirmary, dove è rimasta in coma per tre giorni.
Al suo risveglio, la vita di Victoria ha preso una nuova direzione. Le è stato impiantato un defibrillatore interno per prevenire altri arresti cardiaci. “Tre settimane dopo ero di nuovo in campo a giocare a netball. Ogni volta che il dispositivo si attivava, era una scossa, ma potevo tornare a vivere”.

Nel febbraio 2021, la scoperta: Victoria era incinta. Una gioia che, però, ha comportato nuovi rischi. “La gravidanza metteva pressione sul mio cuore. Sono andata più volte in arresto, ma il defibrillatore mi salvava ogni volta”. A 24 settimane, i medici hanno trovato finalmente la causa: una rara malattia genetica.
Si trattava della malattia di Danon, una patologia ereditaria causata da una mutazione del gene LAMP2. Colpisce meno di un milione di persone nel mondo e riduce drasticamente l’aspettativa di vita: 19 anni per gli uomini, 24 per le donne. Victoria è la prima della sua famiglia ad averla.
Oggi, Victoria continua a convivere con questa diagnosi, ma la sua è una storia di resilienza, rinascita e speranza. Un cuore fermo per 17 minuti che, contro ogni pronostico, ha ripreso a battere. E con esso, la voglia di vivere pienamente ogni giorno.