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“Preso a calci davanti a mio figlio”. Famiglia ebrea aggredita in Italia, la ricostruzione del papà

Pubblicato: 29/07/2025 17:58

Un nuovo inquietante episodio di violenza motivata dall’odio scuote l’Italia. Una famiglia ebrea è stata aggredita in un’area di sosta lungo l’autostrada, mentre si trovava a viaggiare per motivi turistici. Le urla, gli insulti e poi l’aggressione fisica sono avvenuti davanti al figlio di sei anni.

L’episodio, ripreso in parte con uno smartphone dalla vittima, ha scatenato reazioni immediate. A colpire non è solo la brutalità dell’azione, ma anche la motivazione: l’odio antisemita. La Procura di Milano ha aperto un’indagine ipotizzando il reato di percosse aggravate dall’odio razziale.

La vicenda è accaduta nella serata di domenica scorsa, all’interno dell’Autogrill di Lainate, lungo l’autostrada Milano-Laghi, a circa 20 chilometri dal capoluogo lombardo. La vittima è un turista francese di 52 anni, che viaggiava con il figlio, un bambino di appena sei anni. Entrambi indossavano la kippah, il tradizionale copricapo ebraico.

Secondo quanto riferito, una decina di persone avrebbe iniziato a insultare padre e figlio dopo aver notato il simbolo religioso. Tra le frasi gridate: “Palestina libera”, “Assassini”, “Qui non è Gaza”, “Andate all’inferno”. Dopo i primi insulti verbali, la situazione è degenerata in violenza fisica.

Un video di circa un minuto, girato dal padre, mostra parte delle fasi dell’aggressione. Gli aggressori, dopo essersi accorti che l’uomo stava filmando, avrebbero cercato di costringerlo a cancellare le immagini. Al suo rifiuto, è scattata una nuova aggressione: calci, pugni e una caduta a terra.

Padre e figlio si sono poi rivolti alla polizia stradale per denunciare l’accaduto. Il caso è ora in mano alla Digos, che ha inviato una prima informativa al procuratore aggiunto di Milano, Eugenio Fusco. Le indagini si concentrano sui filmati delle telecamere dell’area di servizio e del parcheggio.

I video di sorveglianza sono ora sotto analisi per identificare il gruppo coinvolto. Per ora, dai filmati condivisi sui social non sarebbero emersi volti noti o militanti legati a gruppi pro-Palestina, ma gli investigatori stanno approfondendo ogni pista possibile.

Una delle chiavi dell’indagine sarà capire se gli aggressori agivano in gruppo organizzato o si siano uniti in modo spontaneo. La polizia intende tracciare gli spostamenti del branco, determinare eventuali complicità e verificare se ci siano precedenti o affiliazioni politiche.

L’individuazione dei responsabili sarà decisiva per stabilire se, oltre al reato di percosse aggravate dall’odio, si possano ipotizzare anche altri capi d’accusa. Intanto la comunità ebraica, nazionale e internazionale, segue con preoccupazione l’evolversi della vicenda, che riporta al centro dell’attenzione il tema dell’antisemitismo in Italia.

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