
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha lanciato un monito severo sulla situazione attuale della politica internazionale, descrivendola come un inquietante ritorno a dinamiche tipiche dell’Ottocento. Nel corso della tradizionale cerimonia del Ventaglio, il Capo dello Stato ha sottolineato come i rapporti tra Stati sembrino oggi dominati più dalla volontà di essere temuti che dal desiderio di essere rispettati e ammirati. Questo mutamento di paradigma rappresenta un pericoloso arretramento rispetto agli ideali di cooperazione e pace costruiti nel dopoguerra.
Mattarella ha richiamato l’attenzione sull’importanza di valori come il rispetto reciproco e la ricerca di un equilibrio nelle relazioni internazionali, elementi fondamentali per garantire la stabilità globale. Ha evidenziato come la crescente aspirazione a suscitare paura, piuttosto che ammirazione, stia alimentando un clima di insicurezza e tensione, mettendo a rischio le conquiste di decenni di dialogo e collaborazione tra le nazioni. La sua analisi offre uno spaccato critico sull’attuale fase geopolitica, che rischia di compromettere il futuro della pace mondiale.
Verso un ritorno all’Ottocento in politica internazionale

Durante l’incontro con i giornalisti alla cerimonia del Ventaglio, Sergio Mattarella ha ricordato come questa tradizione risalga al lontano 1893, un’epoca nella quale gli equilibri internazionali erano regolati da una logica di potenza militare e di intimidazione. Oggi, ha osservato, il mondo sembra pericolosamente tornare a quella dimensione, in cui la politica estera non si fonda più sulla cooperazione e sul rispetto, ma su un gioco di forze che mira a suscitare timore piuttosto che ammirazione.
Il Presidente ha sottolineato che, dopo la Seconda guerra mondiale, uno degli elementi che ha sostenuto la pace globale è stata l’aspirazione da parte di molti Stati a essere ammirati per i propri valori e modelli di sviluppo, più che temuti per la propria forza militare. Oggi, invece, molti attori internazionali sembrano perseguire una politica di dominio e intimidazione, un ritorno ad antiche dinamiche che mette a rischio la stabilità mondiale e il progresso.
Gaza: una crisi umanitaria sempre più drammatica

Sul tema del Medio Oriente, Mattarella ha ribadito la gravità della situazione a Gaza, ormai giunta a livelli “drammaticamente più gravi e intollerabili”. Ha espresso la speranza che le pause annunciate negli scontri possano trasformarsi in veri e propri cessate il fuoco, per dare un minimo respiro alla popolazione. Il Presidente ha ricordato il suo discorso con gli ambasciatori a Roma, dove aveva denunciato la “barbarie” dell’attacco di Hamas del 7 ottobre di due anni fa, ma aveva anche stigmatizzato con fermezza il rifiuto da parte del governo israeliano di rispettare le norme del diritto umanitario.
Mattarella ha evidenziato come sia “disumano” ridurre alla fame intere comunità, compresi bambini e anziani, e ha denunciato la “occupazione abusiva” di territori assegnati all’Autorità Nazionale Palestinese in Cisgiordania. Ha sottolineato l’allarme per la “semina di sofferenza e rancore” generata da queste azioni, che contrasta con qualunque reale esigenza di sicurezza. Il Presidente ha quindi definito sconvolgenti gli eventi successivi, che sembrano indicare una scelta per la “guerra continua”, ignorando che la violenza genera solo nuovi nemici e un ciclo senza fine di odio e vendetta.
La tragedia di Gaza, tra errori o volontà di uccidere?
Mattarella ha citato l’incidente del bombardamento della Parrocchia della Sacra Famiglia a Gaza, definito da molti come un “errore”, e ha rimarcato la saggezza di pensatori antichi come Seneca e Sant’Agostino: “Errare humanum est, perseverare diabolicum”. Tuttavia, ha proseguito, è difficile credere che siano solo errori le ripetute uccisioni di operatori sanitari, bambini in fila per l’acqua e persone affamate in attesa di cibo, così come la distruzione di ospedali. Questi fatti, ha concluso, sembrano piuttosto esprimere una “ostinazione a uccidere indiscriminatamente”.
L’immagine simbolo di questa tragedia è rappresentata dal bambino che, accompagnato dalla madre, è stato accolto in un ospedale italiano dopo aver perso il padre e nove fratelli in un bombardamento della loro casa. Questa sofferenza innocente incarna la crudezza e l’inumanità di un conflitto senza fine.
Il ritorno dell’antisemitismo e la sfida dell’intolleranza
Il Capo dello Stato ha poi rivolto un durissimo monito contro il riemergere dell’antisemitismo, fenomeno che si nutre di “stupidità” e che rappresenta una minaccia comune all’umanità intera, indipendentemente da Paesi o regimi politici. Ha sottolineato come oggi si assista a una diffusissima tendenza all’intolleranza, alla contrapposizione esasperata e al rifugio in slogan semplicistici e pregiudizi, che rischiano di alimentare divisioni profonde e pericolose.
Mattarella ha evidenziato che la risposta a queste sfide richiede strumenti comuni e cooperazione globale, perché i nemici dell’umanità non possono essere combattuti con soluzioni parziali o nazionali, ma necessitano di un’azione condivisa su scala mondiale.
La minaccia russa e l’equilibrio fragile in Europa
Una parte significativa del discorso è stata dedicata alla postura aggressiva della Russia, che da oltre due anni sta conducendo un conflitto in Ucraina che ha sconvolto la stabilità europea. Mattarella ha definito questa guerra un “macigno” sulle prospettive del continente e dei suoi giovani, sottolineando come la Russia abbia abbandonato la collaborazione che si sperava duratura con l’Unione europea per assumere una posizione di sfida militare diretta.
La preoccupazione è alta soprattutto per i Paesi dell’area baltica e per quelli membri della Nato che confinano con la Russia, dove si teme che Mosca possa intraprendere nuove iniziative aggressive che minacciano la loro sicurezza e persino la loro indipendenza. Il Presidente ha ricordato come la scelta russa abbia cancellato un equilibrio internazionale fondamentale, che fino a oggi aveva garantito la pace e scoraggiato avventure belliche.
La pace si regge sull’equilibrio, non sul dominio
Mattarella ha concluso il suo intervento ricordando l’importanza dell’equilibrio nella politica internazionale, definendolo “maestra di vita”. Finché non si riuscirà a eliminare la tentazione di dominare altri popoli, l’equilibrio rimarrà l’unico strumento per impedire guerre e conflitti. Senza questo delicato bilanciamento, ha ammonito, si rischia di precipitare in una condizione in cui la forza e la prevaricazione prevalgono, minando i diritti umani e la convivenza pacifica.
Il richiamo finale di Mattarella è dunque un appello a tornare a modelli di relazioni internazionali fondati sul rispetto reciproco, sulla cooperazione e sulla tutela dei diritti fondamentali, valori che appaiono oggi più che mai minacciati da una realtà che sembra aver fatto un pericoloso passo indietro nel tempo.