
Non è più solo un’ipotesi da analisi geopolitica, né un’ombra evocata da scenari lontani. L’eventualità di un conflitto armato nel Vecchio Continente torna a preoccupare le istituzioni europee, che alzano il livello d’allerta non solo sul piano militare, ma anche infrastrutturale. Il rischio che un attacco della Russia possa concretizzarsi entro il 2030 è sempre meno remoto, secondo autorevoli voci interne all’Unione Europea e alla Nato. Ma l’Europa, oggi, non sarebbe in grado di reggere uno scontro del genere.
Leggi anche: “Quello americano è meglio di quello russo!”. Bufera su Ursula von der Leyen
Strade, ponti e ferrovie non reggerebbero un conflitto
A lanciare il nuovo allarme è Apostolos Tzitzikostas, commissario europeo ai Trasporti, che in un’intervista al Financial Times ha dichiarato che le infrastrutture europee non sono pronte per la guerra. Secondo il commissario, ponti vecchi, strade inadeguate, ferrovie obsolete e collo di bottiglia burocratici costituirebbero ostacoli insormontabili in caso di un’emergenza bellica che richiedesse uno spostamento rapido di truppe e mezzi militari da ovest verso est.
“Non possiamo più permetterci di non essere pronti o di essere dipendenti”, ha affermato Tzitzikostas, rivelando che Bruxelles sta preparando un piano da 17 miliardi di euro per modernizzare le infrastrutture strategiche europee. L’obiettivo è quello di rendere i collegamenti idonei a sostenere le operazioni militari in uno scenario di difesa europea coordinata.

Carri armati troppo pesanti per i ponti europei
Il commissario ha parlato di carri armati della Nato che, oggi, non sarebbero in grado di attraversare il continente: “Rimarrebbero bloccati nei tunnel, farebbero crollare i ponti e si impantanerebbero nei protocolli burocratici di frontiera”. È una realtà già nota agli addetti ai lavori, ma che ora viene esplicitamente dichiarata: i ponti stretti e fragili, in molti casi, non possono sopportare i 70 tonnellate di peso di un carro armato, mentre sono progettati per mezzi commerciali che non superano le 40 tonnellate.
Oltre ai limiti fisici, ci sono poi gli ostacoli amministrativi: ogni Stato membro ha regolamenti e autorizzazioni differenti per il transito di mezzi militari, causando ritardi che si misurano in settimane o mesi, un tempo che in guerra potrebbe costare carissimo.

Una strategia per muoversi in poche ore
La Commissione europea sta lavorando a una strategia per velocizzare gli spostamenti militari, riducendo drasticamente i tempi di intervento. L’obiettivo dichiarato è permettere alle forze armate di spostarsi “nel giro di poche ore, al massimo pochi giorni”, grazie a infrastrutture moderne e procedure coordinate. In questa logica, il piano prevede il potenziamento di 500 progetti infrastrutturali lungo quattro corridoi militari principali che attraversano l’Europa da ovest a est. La localizzazione dei progetti non è stata resa pubblica per motivi di sicurezza strategica.
Secondo Tzitzikostas, sarà necessario costruire nuovi ponti, allargare quelli esistenti e ricostruire le tratte ferroviarie critiche, così da garantire la mobilità militare in caso di emergenza. Il piano sarà sviluppato in stretta collaborazione con l’Alleanza atlantica, segno che il coordinamento tra Unione Europea e Nato sta assumendo una nuova centralità geopolitica.
Il rischio bellico e le parole di Mark Rutte
Le parole del commissario ai Trasporti si aggiungono all’avvertimento lanciato pochi giorni fa dal nuovo segretario generale della Nato, Mark Rutte, secondo il quale la minaccia russa non scomparirà con la fine del conflitto in Ucraina. Rutte ha parlato esplicitamente della possibilità di un attacco a un Paese europeo entro il 2030, un’affermazione che ha riacceso l’urgenza di rafforzare le capacità difensive del continente.
Le dichiarazioni delle ultime settimane segnano una svolta comunicativa e politica. L’Europa non si limita più a discutere di deterrenza o diplomazia: ora valuta apertamente la propria capacità logistica in caso di guerra. Un cambio di prospettiva che, nei piani di Bruxelles, dovrà tradursi in opere concrete entro tempi brevi.
Il piano infrastrutturale europeo, destinato a segnare un passaggio cruciale nella preparazione bellica dell’Unione, sarà presentato entro la fine dell’anno. Sarà allora che l’Europa dovrà dimostrare di aver compreso la lezione del passato e di essere finalmente in grado di difendersi con rapidità, efficacia e coesione.