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“Prestateci quei soldi!”. L’Italia si arrende a Bruxelles: cosa succede

Pubblicato: 30/07/2025 10:35
Italia Safe prestiti difesa

L’Italia ha ufficialmente chiesto di poter accedere a Safe, lo strumento europeo pensato per sostenere gli Stati membri attraverso prestiti a lungo termine destinati alla difesa comune. La richiesta si inserisce nel quadro del piano ReArm Europe, l’iniziativa promossa da Bruxelles per rafforzare le capacità militari del continente in risposta alle crescenti tensioni geopolitiche.
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Secondo quanto confermato da fonti di governo, la decisione è stata assunta dopo un confronto politico di alto livello e potrebbe rappresentare un passaggio significativo nella strategia italiana in materia di sicurezza e difesa.

Una richiesta notturna dopo un vertice politico

La lettera con cui l’Italia ha chiesto l’accesso a Safe è stata inviata nella notte alla Commissione europea, al termine di un incontro ristretto tra i principali rappresentanti dell’esecutivo. Alla riunione hanno preso parte la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, nonché il ministro della Difesa Guido Crosetto.

Il vertice, tenutosi all’alba di ieri, è servito a valutare le condizioni offerte da Bruxelles, che prevedono prestiti con scadenza fino a 45 anni, un orizzonte temporale ritenuto sostenibile per i conti pubblici italiani. La possibilità di diluire il peso del debito su un periodo così esteso rappresenta un elemento chiave per favorire la partecipazione dell’Italia alla nuova architettura europea per la difesa.

Il piano ReArm Europe e la logica di Safe

ReArm Europe è il piano lanciato dall’Unione per rafforzare la resilienza militare del continente, con l’obiettivo di potenziare produzione bellica, logistica strategica e coordinamento tra gli eserciti nazionali. In questo contesto, Safe è stato concepito come uno strumento tecnico-finanziario in grado di sostenere i Paesi membri con finanziamenti agevolati per investimenti diretti nel settore della difesa.

Il meccanismo di Safe prevede che gli Stati possano ottenere risorse a tassi agevolati con una formula che consente rimborsi dilazionati su quattro decenni e mezzo, permettendo così ai bilanci nazionali di non subire scossoni nell’immediato. Un’opportunità che l’Italia ha deciso di cogliere, vista anche la necessità di modernizzare le proprie infrastrutture militari e rispondere in modo coerente alle aspettative degli alleati europei e della Nato.

Le implicazioni per la politica interna

La scelta di aderire a Safe non è priva di implicazioni politiche. Da un lato, dimostra la volontà del governo Meloni di rafforzare il peso dell’Italia in ambito europeo, partecipando attivamente ai meccanismi di integrazione nella difesa comune. Dall’altro, potrebbe riaccendere il dibattito interno sul tema delle priorità di spesa, in un contesto economico ancora segnato da vincoli di bilancio e dalle esigenze del welfare.

La presenza, al vertice decisionale, di tutti i principali esponenti della maggioranza suggerisce però una scelta condivisa, maturata all’interno di un quadro politico di sostanziale coesione. La mossa si inserisce anche nel tentativo di riposizionare l’Italia all’interno degli equilibri europei, in un momento storico in cui il tema della difesa è tornato ad essere centrale nell’agenda delle istituzioni comunitarie.

soldati italiani

Un segnale all’Europa e agli alleati

L’adesione a Safe può anche essere letta come un segnale forte da parte dell’Italia verso i partner europei e transatlantici: il Paese è pronto a fare la sua parte nel costruire una difesa europea integrata, capace di rispondere efficacemente a minacce esterne e crisi future. Il coinvolgimento diretto della presidente del Consiglio nella decisione ne sottolinea il valore strategico e la valenza politica.

Il passo compiuto da Roma conferma inoltre l’interesse crescente verso strumenti finanziari innovativi che permettano di conciliarsi con gli obiettivi di bilancio, senza rinunciare a investimenti cruciali per la sicurezza nazionale. I prossimi mesi saranno decisivi per comprendere come verranno concretamente impiegate le risorse, e quali settori della difesa ne beneficeranno in via prioritaria.

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