Vai al contenuto

Trump, la rivelazione bomba su Epstein che riapre il caso: “Me le ha rubate!”

Pubblicato: 30/07/2025 11:20
trump epstein rubò impiegate

Il caso Epstein continua a scuotere l’opinione pubblica americana, a distanza di anni dalla morte del finanziere condannato per pedofilia e traffico sessuale. A rimettere il dossier sotto i riflettori è stato lo stesso Donald Trump, con dichiarazioni esplosive durante un volo di ritorno dalla Scozia, che aprono nuovi interrogativi sui rapporti tra l’ex presidente e Jeffrey Epstein.
Leggi anche: Caso Epstein, Ghislaine Maxwell vuole parlare al Congresso: ora Trump trema

Trump ha raccontato di aver troncato i rapporti con il miliardario morto suicida nel 2019 dopo che questi avrebbe “rubato” alcune giovani donne che lavoravano nella spa del resort di Mar-a-Lago, sua proprietà in Florida. Un’accusa che, pur senza dettagli concreti, getta nuova luce su una vicenda mai del tutto chiarita e sulla quale la pressione politica e mediatica resta altissima.

Il presunto reclutamento a Mar-a-Lago

Secondo la ricostruzione fornita da Trump, Epstein avrebbe preso di mira il personale femminile del centro benessere del resort, assumendole direttamente per sé. Tra le impiegate sottratte, il tycoon ha fatto riferimento a Virginia Giuffre, una delle principali accusatrici di Epstein, che secondo diverse fonti si sarebbe tolta la vita a inizio anno.

La donna, al centro delle denunce internazionali contro il traffico gestito da Epstein e dalla sua socia Ghislaine Maxwell, aveva più volte raccontato di essere stata avvicinata proprio nella spa di Mar-a-Lago nel 2000, quando era ancora adolescente. A notarla, secondo il suo racconto, fu la stessa Maxwell, che le offrì un impiego come massaggiatrice privata del finanziere, introducendola così nel meccanismo degli abusi.

Una rottura raccontata a posteriori

Trump ha sostenuto di aver bandito Epstein dal suo club privato già molti anni fa, definendolo “viscido” e accusandolo di “rubare persone che lavoravano per me”. Una motivazione che ora sembra trovare maggiore concretezza con l’aggiunta del dettaglio sulla spa di Mar-a-Lago, sebbene non siano stati forniti nomi ulteriori o elementi documentali.

La nuova narrazione arriva in un momento in cui l’ex presidente è sotto pressione da parte dell’area Maga, il cuore più duro della sua base politica, che lo accusa di scarsa trasparenza sul caso Epstein. Nonostante le promesse, l’amministrazione Trump non ha infatti declassificato integralmente i documenti relativi all’indagine, contribuendo alla proliferazione di teorie del complotto mai confermate.

L’ombra lunga di Ghislaine Maxwell

Con la morte di Epstein in carcere nel 2019, le indagini si sono concentrate sulla figura di Ghislaine Maxwell, condannata nel 2022 a 20 anni di reclusione per traffico di minori a scopo sessuale. La sua condanna non ha tuttavia posto fine ai dubbi sull’estensione della rete di contatti e sulle eventuali complicità istituzionali che potrebbero aver favorito il silenzio sullo scandalo per decenni.

Il coinvolgimento di personaggi di spicco, tra cui politici, reali e imprenditori, continua a sollevare domande. Le dichiarazioni di Trump potrebbero rappresentare un tentativo di prendere le distanze da un passato ingombrante, rilanciando al contempo un discorso pubblico divisivo, tra richieste di giustizia e sospetti incrociati.

Una strategia comunicativa che punta alla base

Le parole del tycoon si inseriscono in una più ampia strategia di gestione politica del caso Epstein, cercando di contenere l’erosione di consensi in una fase elettorale complessa. Il riferimento diretto alla sottrazione di personale femminile del suo resort potrebbe essere interpretato come un tentativo di auto-assolversi, presentandosi come vittima collaterale delle azioni del finanziere.

Resta però l’ambiguità di fondo: nonostante le dichiarazioni pubbliche, nessun provvedimento formale risulta essere stato preso contro Epstein da parte di Trump negli anni in cui i due frequentavano gli stessi ambienti. L’accusa di “viscido” suona oggi più come una necessità politica che una reale condanna morale.

Il caso Epstein, dunque, non è solo una ferita aperta nella memoria collettiva americana, ma anche un nodo irrisolto nella narrazione pubblica di Donald Trump, che ora cerca di riscrivere i contorni di un’amicizia finita male, mentre l’attenzione dell’opinione pubblica si sposta – ancora una volta – su Mar-a-Lago.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure