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“Così da 2 anni”. Caso Bova, le chat del ricatto: ma Raoul sgancia la bomba, viene giù tutto

Pubblicato: 31/07/2025 08:21

Un piano premeditato, studiato nei minimi dettagli e portato avanti con fredda determinazione. È questo lo scenario che emerge dall’inchiesta della Procura di Roma sulla tentata estorsione a Raoul Bova, un caso che coinvolge nomi noti come la modella Martina Ceretti e il controverso blogger Fabrizio Corona, anche se quest’ultimo risulta al momento solo persona informata sui fatti.
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Un piano orchestrato, non un’azione estemporanea

Contrariamente a quanto inizialmente ipotizzato, il tentativo di estorcere all’attore Raoul Bova una somma di denaro o comunque un vantaggio per evitare la diffusione di messaggi compromettenti non è nato d’impulso. L’indagine, condotta dalla polizia postale e basata su una serie di chat finora inedite, rivela una strategia mirata volta a diffondere i contenuti privati dell’attore sul blog di Corona, nella rubrica “Falsissimo”.

L’unico indagato, per ora, è Federico Monzino, 29 anni, rampollo di una nota famiglia milanese. Secondo gli investigatori, sarebbe lui il mittente di una serie di messaggi inviati tra l’11 e il 12 luglio scorsi tramite un numero spagnolo, probabilmente intestato a un prestanome. Monzino nega di aver architettato il ricatto, dichiarando di aver semplicemente consegnato i file a Corona “per fare un favore a Martina che voleva diventare famosa”.

Le chat: “Nelle mani di Corona diventa una puntata di Falsissimo”

Il tono dei messaggi è chiaro sin da subito. “Questa è pesante cavolo, anche con audio che conferma tutto. Nelle mani di Fabrizio diventa una puntata di Falsissimo. Questo te lo giuro, sono già in contatto con lui”, scrive l’anonimo interlocutore a Bova. L’attore, però, non si lascia intimidire: “Io non sono più in una relazione da tempo, quindi non è una cosa che crea un disastro”.

Una risposta che spiazza il ricattatore, che replica: “Ah ok, allora meglio. Anche perché rovinare un matrimonio era la cosa che più mi dispiaceva”. Bova chiude la conversazione con una precisazione decisiva: “Non sono più sposato da due anni”.

L’accusa: un tentativo di manipolazione mediatica

Il contenuto dell’informativa della polizia postale, allegata agli atti dell’indagine, ricostruisce nei dettagli il tentativo di manipolare l’immagine pubblica dell’attore. “Non è il caso che venga fuori uno scandalo sui giornali, no? Per il tuo matrimonio, per la tua immagine, per il tuo presente e futuro lavoro… Altro che don Matteo”, si legge in uno dei messaggi.

Colpisce la superficialità con cui l’anonimo interlocutore mostra di conoscere poco della vita privata della presunta vittima. Chiama la modella “Martina Cerretti”, sbagliando anche il cognome, e ignora che Bova e Rocio Morales non sono mai stati sposati. Questo dettaglio alimenta l’ipotesi che possano essere coinvolte più persone nella vicenda, nonostante i messaggi provengano da un’unica utenza.

Il ruolo di Corona: pubblicazione sì, ricatto no

A fare da sfondo, la figura ingombrante di Fabrizio Corona. Il nome dell’ex fotografo dei vip ricorre più volte nei messaggi del ricattatore, che promette: “Lunedì esce su Falsissimo… nelle mani di Fabrizio diventa una puntata… sono in contatto con lui”.

Corona, raggiunto a Porto Cervo per la notifica del decreto di acquisizione delle chat, ha negato qualsiasi coinvolgimento nel ricatto. Ha confermato di aver ricevuto i file, che poi sono stati pubblicati sul suo blog circa dieci giorni dopo il primo contatto tra l’anonimo e Bova, ma sostiene di non essere stato informato della natura estorsiva della vicenda.

Il messaggio finale: “Ti sto salvando il culo”

Il tenore delle conversazioni lascia pochi dubbi sull’intento dell’interlocutore. In uno degli ultimi messaggi, scrive: “Se mi vieni incontro blocchiamo tutto e rimane privato, poi se vuoi essere gentile e farmi un regalo, dato che ti sto salvando il culo, sta a te… ti evito una cosa pesantissima”.

Una frase che, per gli inquirenti, sintetizza il tentativo di estorsione: la promessa implicita che in cambio di qualcosa — non necessariamente denaro, ma anche visibilità o favori — i contenuti non sarebbero stati pubblicati.

Le prossime mosse della Procura

L’inchiesta, tuttora in corso, potrebbe portare a nuovi sviluppi nei prossimi giorni. La Procura di Roma sta valutando ulteriori accertamenti per chiarire alcuni aspetti ancora poco chiari, come l’eventuale partecipazione di altri soggetti, il ruolo reale della modella Martina Ceretti — alla quale è stato sequestrato il cellulare ma che non risulta indagata — e soprattutto quale fosse il vero obiettivo del ricattatore. Guadagno economico? Risonanza mediatica? O entrambe?

Un caso che, oltre a coinvolgere personaggi pubblici, riporta al centro dell’attenzione i rischi legati alla gestione dell’immagine online e l’uso distorto delle piattaforme digitali come strumento di pressione e diffamazione a scopo estorsivo.

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