
Si chiamano Marylin Castro Monsalvo e Lorena Venier le due donne arrestate con l’accusa di omicidio per la morte di Alessandro Venier, trovato senza vita in un barile di calce. Il corpo era stato segato in tre pezzi e nascosto in un’autorimessa. A lanciare l’allarme sarebbero state proprio loro, con una telefonata al 112. Il ritrovamento è avvenuto il 31 luglio, ma l’omicidio risalirebbe a diversi giorni prima.
Le due donne, rispettivamente compagna e madre della vittima, sono state subito portate in caserma per l’interrogatorio. La dinamica del delitto è ancora al vaglio degli inquirenti e il movente resta sconosciuto. Gli investigatori non escludono che dietro l’efferato gesto ci siano tensioni familiari o conflitti legati alla convivenza.
Lorena Venier, 62 anni, è un volto noto a Gemona del Friuli, dove lavora come infermiera all’ospedale cittadino ed è attiva anche come formatrice OSS. Alessandro, suo figlio, non era stato riconosciuto dal padre biologico – un cittadino straniero, secondo alcune fonti – motivo per cui portava il cognome materno.
Marylin Castro Monsalvo, di origini colombiane, era la compagna di Alessandro Venier. La coppia aveva una bambina, nata nel gennaio 2025. Il piccolo è stato temporaneamente affidato ai servizi sociali in attesa di ulteriori sviluppi, mentre si valuta l’affidamento familiare per garantirle stabilità e protezione.
Secondo il sindaco di Gemona, Roberto Revelant, la notizia ha sconvolto l’intera comunità. “È un fatto straziante, mai accaduto nella nostra città”, ha dichiarato, esprimendo cordoglio e vicinanza alla bambina. “Non conoscevo personalmente la famiglia, ma tutti qui a Gemona ci sentiamo colpiti e ci stringiamo attorno alla piccola per garantirle un futuro sereno”.

Stando alle prime indagini, l’omicidio sarebbe avvenuto al termine di una lite domestica. Non è ancora chiaro in quale stanza sia stato commesso il delitto, ma gli inquirenti hanno confermato che il corpo sarebbe stato fatto a pezzi e nascosto solo in un secondo momento.
Gli agenti della scientifica hanno effettuato rilievi approfonditi sia nell’abitazione che nell’autorimessa. Al momento sono in corso accertamenti per ricostruire l’esatta sequenza dei fatti e chiarire eventuali responsabilità nella fase post-delitto, compreso il trasporto del cadavere.
Il caso è stato affidato alla Procura di Udine, che sta coordinando le operazioni investigative con l’obiettivo di definire i ruoli precisi delle due donne e confermare o smentire eventuali ammissioni fatte durante i primi interrogatori. È probabile che nei prossimi giorni vengano disposte nuove perquisizioni e accertamenti tecnici.
L’intera comunità di Gemona del Friuli è sotto shock. La vicenda ha scosso profondamente il territorio e rilanciato il dibattito sul disagio familiare e la violenza domestica. Le autorità, nel frattempo, fanno appello alla riservatezza e al rispetto della minore coinvolta, che ora ha bisogno di tutto il supporto possibile per affrontare una situazione così drammatica.