
Il mondo del teatro dice addio a un gigante della scena contemporanea. Con la sua visione rivoluzionaria, ha ridefinito i confini dello spettacolo dal vivo, contaminando generi, linguaggi e discipline. Il suo approccio ha segnato un punto di svolta nella storia del teatro moderno, aprendo la strada a nuove forme di narrazione e sperimentazione.
La sua arte ha unito teatro, musica, danza e arti visive in un’estetica unica, ipnotica, rigorosa e potente. Oggi, la scomparsa di questo artista lascia un vuoto incolmabile nel panorama culturale internazionale, che lo aveva da tempo riconosciuto come uno dei più grandi innovatori della scena mondiale.
È morto Robert “Bob” Wilson, regista, autore e artista statunitense, pioniere del teatro contemporaneo e figura centrale dell’avanguardia internazionale. Aveva 83 anni. Nato nel 1941 a Waco, in Texas, ha attraversato oltre mezzo secolo di storia artistica lasciando un’impronta indelebile con le sue opere visionarie.

Wilson si avvicinò al teatro partendo da studi in economia e architettura, per poi scoprire la sua vocazione artistica lavorando con bambini disabili, un’esperienza che gli rivelò il potere comunicativo del gesto e della lentezza. Negli anni ’60 si trasferì a New York, iniziando a esplorare arti visive, pittura e scenografia.
Nel 1968 fonda la Byrd Hoffman School of Byrds, compagnia con cui realizza le sue prime creazioni sperimentali come The King of Spain e The Life and Times of Sigmund Freud. Il suo stile è subito riconoscibile: movimenti lenti, tempi dilatati, immagini potenti e una scenografia costruita come quadro vivente.
Il suo capolavoro più celebre è Einstein on the Beach (1976), realizzato insieme al compositore Philip Glass. Un’opera rivoluzionaria che lo consacrò a livello internazionale. Ma Wilson ha firmato anche spettacoli-monumento come The Life and Times of Joseph Stalin (durata: 12 ore) o KA MOUNTAIN and GUARDenia Terrace, durato sette giorni su una montagna in Iran.

Ha collaborato con Tom Waits, David Byrne, William S. Burroughs, Heiner Müller e molti altri. Ha coinvolto attori e artisti di fama mondiale, ma anche persone comuni. I suoi celebri Voom Portraits, avviati nel 2004, ritraggono celebrità come Brad Pitt e Lady Gaga, ma anche senzatetto e persone di strada, sempre con la stessa attenzione formale.
Wilson è stato insignito di numerosi riconoscimenti: Leone d’Oro alla carriera della Biennale di Venezia (1993), Premio Europa per il Teatro (1997) e, più recentemente, il Premio Imperiale in Giappone nel 2023. I suoi spettacoli sono considerati “opere totali”, dove ogni elemento – dalla luce al suono – concorre a una visione perfettamente orchestrata.
Oltre al palcoscenico, ha fondato il Watermill Center a Long Island, un centro sperimentale e formativo per giovani artisti da tutto il mondo. Un’eredità che continua, come il suo pensiero: radicale, libero, universale.