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“Giorgia Meloni presidente della Repubblica dopo Mattarella”. La rivelazione bomba

Pubblicato: 01/08/2025 10:29
Meloni presidente Repubblica Mattarella

Certe notizie nascono come chiacchiere da bar, si diffondono come pettegolezzi estivi, ma poi sedimentano e prendono forma, diventando riflessioni politiche non più trascurabili. È il caso della voce, apparentemente estemporanea, che vedrebbe Giorgia Meloni candidata al Quirinale nel 2029, una prospettiva che sta iniziando a circolare non solo tra gli osservatori più arditi, ma anche tra analisti, intellettuali e commentatori esperti di palazzi.
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A sollevare pubblicamente la questione è stata Rosa De Bernardo, lettrice e interlocutrice abituale di Vittorio Feltri, in una lettera inviata al giornale. Domanda diretta: “Non le sembra un’ipotesi azzardata?” La risposta del giornalista, altrettanto diretta, è arrivata senza tentennamenti: “Azzardata? Tutt’altro: inevitabile.”

Un primato dopo l’altro, verso il Colle

Che sia premier, leader del primo partito del Paese o guida dei conservatori europei, la figura di Giorgia Meloni ha assunto negli ultimi anni un peso politico difficilmente ignorabile. Secondo Feltri, una sua eventuale elezione alla presidenza della Repubblica nel 2029, alla scadenza del secondo mandato di Sergio Mattarella, non sarebbe né forzata né inverosimile: sarebbe anzi la naturale prosecuzione di un percorso politico costruito con determinazione e coerenza.

Alla scadenza del settennato, Meloni avrà 52 anni, un’età che la renderebbe una delle presidenti più giovani nella storia della Repubblica. Ma il punto centrale non è l’anagrafe, bensì la “statura istituzionale” maturata. Una statura, come sottolinea Feltri, costruita “centimetro dopo centimetro, insulto dopo insulto, battaglia dopo battaglia”. Un riferimento alla lunga carriera iniziata tra lo scetticismo generale, spesso segnata da sarcasmo, pregiudizi e sottovalutazioni.

Da “pescivendola” a leader globale

C’è un passaggio chiave nella riflessione del direttore, e riguarda la trasformazione mediatica e politica della figura di Giorgia Meloni. “La chiamavano pescivendola,” ricorda Feltri, “la trattavano da fenomeno folkloristico,” ma oggi “la vedono a Bruxelles come un interlocutore imprescindibile.” Un ribaltamento di percezione che rappresenta, in fondo, uno dei punti di forza della sua leadership: la capacità di superare lo stigma politico e imporsi sul piano internazionale.

Per Feltri, Meloni è oggi una figura pienamente istituzionale, capace di unire rigore, determinazione e senso delle regole. Un mix che, secondo il giornalista, la renderebbe “perfetta per il Colle”, anche se la sua natura decisionista la farebbe sembrare più a suo agio nei ruoli esecutivi. Tuttavia, questo non escluderebbe l’efficacia di un suo eventuale mandato da presidente, anzi: porterebbe un’impronta nuova e probabilmente inedita al Quirinale.

L’identità di una presidenza sobria e femminile

In un passaggio destinato a far discutere, Feltri accenna anche all’aspetto esteriore di Giorgia Meloni, definendola una figura “sobria ma autorevole, elegante senza fronzoli”, sottolineando che anche l’occhio, nel ruolo di rappresentanza suprema, può voler la sua parte. Naturalmente non si tratta di un criterio politico, ma piuttosto di un simbolo di rinnovamento: dopo decenni di presidenze maschili e spesso distanti, una donna al Quirinale potrebbe incarnare una svolta anche simbolica per il Paese.

L’eleganza istituzionale e la concretezza operativa che l’attuale premier ha mostrato nel corso della sua carriera, unita a una capacità di resistenza agli attacchi esterni e interni, sono qualità che, nel quadro disegnato da Feltri, la renderebbero una candidata più che credibile per il Colle.

Pettegolezzo o strategia politica?

A ben vedere, l’idea che Meloni possa ambire al Quirinale non è del tutto campata in aria. In politica, osserva Feltri, le indiscrezioni valgono quanto i programmi. Se davvero la leader di Fratelli d’Italia decidesse di puntare a quel traguardo, avrebbe molte carte da giocare: consensi stabili, una maggioranza coesa, una reputazione consolidata anche all’estero.

E soprattutto, ha già dimostrato di sapere costruire un partito personale, che non si è sbriciolato sotto il peso del governo. Al contrario, ne è uscito rafforzato, mantenendo un profilo solido sia a livello interno che internazionale. Se il Quirinale fosse davvero nei suoi piani, non sarebbe una fuga in avanti, ma un progetto calcolato.

Una nuova grammatica del potere

In conclusione, l’ipotesi di Giorgia Meloni presidente della Repubblica nel 2029 non può più essere considerata solo una provocazione estiva. È piuttosto l’effetto di un cambiamento profondo che ha investito la politica italiana, in cui una donna ha riscritto la grammatica del potere, spostando il baricentro del discorso pubblico e modificando i canoni tradizionali della leadership.

Il dibattito è aperto. Ma se davvero l’Italia avesse, tra qualche anno, una donna al Quirinale, non si tratterebbe di una forzatura. Sarebbe, molto probabilmente, la conseguenza logica di un percorso politico senza precedenti.

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