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“La giunta di Beppe Sala? L’inchiesta è peggio di Tangentopoli”: le parole shock del politico milanese

Pubblicato: 01/08/2025 12:27

Quello di Basilio Rizzo è un percorso politico di lungo corso e Milano la conosce bene. In trentotto anni ininterrotti a Palazzo Marino, ha incarnato una sinistra intransigente, popolare, mai amica del potere. E oggi che la città è travolta da un’inchiesta che scuote le fondamenta del “modello Milano”, Rizzo non si stupisce, anzi, lancia una bordata pesantissima: “L’inchiesta è peggio di Tangentopoli“.

“I soldi girano sempre, ma finiscono sempre nelle tasche di chi le ha già piene”, commenta, tagliente. L’indagine che vede coinvolti Beppe Sala, imprenditori e funzionari, per presunta “speculazione selvaggia”, è per lui il frutto marcio di una lunga degenerazione politica.

Perché è peggio di Tangentopoli

Secondo Rizzo, però, questa volta è persino peggio. Perché i poteri in campo non sono più uomini in giacca e cravatta, facilmente riconoscibili, ma fondi finanziari opachi, internazionali, anonimi. “Negli anni Ottanta almeno sapevamo con chi prendercela. Ora, chi comanda davvero? Chi decide sulle trasformazioni della città?”. L’ex consigliere evoca i nomi noti del passato, come Salvatore Ligresti, ma oggi, spiega, il potere non ha volto, né responsabilità.

Il cosiddetto “modello Milano” è, per Rizzo, la sintesi della trasformazione urbana come strumento di redistribuzione della ricchezza al contrario. Le torri luccicanti, le piazze riqualificate, gli alloggi “sociali” pensati per i ceti medi impoveriti, sono solo la faccia patinata di una realtà che ha espulso i poveri dalla città, confinandoli oltre i limiti della legalità. “Le case popolari? Nessuno le sistema. Nessuno pensa agli ultimi. Così nasce il degrado, e quando una zona si degrada troppo, la si butta giù”.

“Modello Milano”, speculazione per pochi privilegiati

Sull’inchiesta in corso, Rizzo è netto: “La magistratura fa da detonatore perché si è oltrepassato il limite. E chi si sente sacrificato, prima o poi parla”. Rizzo allude all’intervento in consiglio comunale dell’ex assessore Tancredi, unico dimissionario, che secondo lui ha lanciato un messaggio preciso: non finirà qui.

Il cuore del problema? “La politica ha abdicato al proprio ruolo. Non c’è più giudizio politico. I sindaci rincorrono la magistratura per evitare di assumersi responsabilità. Sono loro i veri giustizialisti”. E qui Rizzo tocca uno dei nervi scoperti dell’amministrazione Sala: la famigerata norma “Salva-Milano”, tentativo di sanatoria urbanistica attraverso autocertificazioni, poi ritirata solo quando lo scandalo è esploso.

Lo stadio e la fine della politica

Nella visione di Rizzo, il nuovo stadio a San Siro è il simbolo della sottomissione del pubblico al privato. Il sindaco ha condizionato le sue ipotetiche dimissioni al buon esito dell’operazione, ma per Rizzo è inconcepibile: “Un sindaco non può legare il suo destino a un affare da 197 milioni per due fondi d’investimento mascherati da squadre di calcio”. Lui aveva proposto un referendum: “Demolirlo o no, San Siro? Lasciamo decidere ai cittadini”.

Ma la democrazia diretta fa paura, a quanto pare. Così come fa paura cambiare la legge urbanistica del 1942, che secondo Gabriele Albertini avrebbe costretto Sala a “scorciatoie” come le Scia o la Commissione Paesaggio. “Ma allora si cambi la legge!”, sbotta Rizzo. “I sindaci non sono monarchi assoluti. Devono restare costituzionali”.

Sinistra, destra e il vuoto dell’alternativa

Il paradosso più amaro lo si coglie nel confronto con la destra. “I diritti civili sono più seguiti di quelli sociali, è un fatto. Ma la Milano di Sala è costruita per i ricchi. I poveri non partecipano più alla politica, devono solo sopravvivere”. Così la sinistra diventa indistinguibile dalla destra, e Sala si conferma il volto rassicurante di un sistema che protegge chi ha già tutto.

Io lavorerò ancora per il meno peggio”, conclude Rizzo. Perché il rischio è che, delusi e traditi, i poteri forti si spostino apertamente a destra. Ma resta l’amarezza: “Il qualunquismo nasce da una politica che ha rinunciato a sé stessa. E la rendita ha vinto”.

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Ultimo Aggiornamento: 01/08/2025 14:09

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