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“Sono stata io, ecco cos’ho fatto”. Alessio fatto a pezzi, parla la madre: parole agghiaccianti

Pubblicato: 01/08/2025 12:34
Alessandro Venier madre confessa

Il gesto è di quelli che spezzano il respiro, che stravolgono ogni riferimento affettivo, ogni certezza familiare. Un figlio ucciso, fatto a pezzi e nascosto in una botte. Un delitto consumato non da mani estranee, ma da quelle che per definizione dovrebbero proteggere: una madre e una compagna, unite in un crimine che travalica l’umano. Un caso che scuote e interroga, che costringe a riflettere sulla fragilità degli equilibri familiari e sulla violenza che può esplodere all’interno delle mura domestiche.
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La confessione arriva nella forma più diretta e inaspettata, pronunciata da chi ha tolto la vita al proprio figlio. “Sono stata io e so che ciò che ho fatto è mostruoso”, ha dichiarato Lorena Venier, 61 anni, durante l’interrogatorio di convalida davanti al magistrato. Parole che non cancellano l’orrore, ma che aprono uno squarcio nel cuore di una tragedia ancora difficile da spiegare.

L’interrogatorio e la confessione

Il racconto, reso tra la serata del 31 luglio e la mattinata del 1° agosto, è stato ascoltato dal magistrato con la gravità che il caso impone. Lorena Venier, arrestata con l’accusa di omicidio volontario aggravato e vilipendio di cadavere, ha ammesso ogni responsabilità nel delitto del figlio Alessandro Venier, 35 anni, trovato morto nella casa in cui viveva con la madre e la compagna a Gemona, in provincia di Udine.

L’avvocato della donna, Giovanni De Nardo, ha confermato la piena collaborazione della sua assistita con gli inquirenti: «Ha reso piena confessione di fronte al sostituto procuratore. Era visibilmente scossa per la crudeltà della sua azione e per la contrarietà a qualsiasi regola naturale del suo gesto». Parole che restituiscono lo stato emotivo di una madre ormai spezzata dal peso delle proprie azioni.

Anche la compagna arrestata: Marylin Castro Monsalvo

Il quadro investigativo si complica ulteriormente con l’arresto di una seconda persona: Marylin Castro Monsalvo, compagna di Alessandro e madre della loro bambina di appena sei mesi. Anche lei è accusata di concorso in omicidio volontario. La donna, originaria della Colombia, sarà ascoltata dai magistrati nelle prossime ore.

Secondo quanto ricostruito, la bambina è stata affidata ai servizi sociali, un provvedimento necessario dopo la devastante scoperta di quanto avvenuto nella casa familiare. L’appartamento, che avrebbe dovuto essere un luogo di vita e accoglienza, si è rivelato il teatro di un delitto efferato. Il corpo di Alessandro è stato conservato in una botte nel garage per alcuni giorni, un dettaglio che rende ancora più macabro il contesto in cui si è consumato l’omicidio.

I possibili motivi del delitto

Il movente dell’omicidio non è ancora stato chiarito in modo ufficiale. Le prime informazioni, ancora da verificare, parlano di una lite scoppiata per futili motivi, forse a causa di una discussione per la cena non pronta o per il disordine in casa. Tuttavia, dalle parole della sostituta procuratrice Danelon emerge la volontà di non trarre conclusioni affrettate: «Per il momento si tratta soltanto di illazioni che non possono essere confermate fino a quando non saranno ascoltate le due persone che si sono auto-incolpate del delitto».

Pare comunque che la convivenza tra Alessandro, la madre e la compagna fosse segnata da tensioni prolungate. Alcune fonti parlano della frustrazione per la mancanza di un lavoro stabile da parte del giovane, che potrebbe aver alimentato un clima di ostilità e nervosismo nel tempo. Ma al momento le cause precise del gesto restano nell’ombra.

Un caso che sconvolge la comunità

La piccola comunità di Gemona del Friuli è sotto shock. Il paese, noto per la sua tranquillità e per un tessuto sociale coeso, non era preparato a fronteggiare una tragedia di tale portata. La notizia dell’arresto di una madre e di una giovane madre per l’omicidio dello stesso uomo, figlio e compagno, ha travolto ogni forma di immaginazione.

La violenza domestica, ancora una volta, si manifesta nel suo volto più devastante. Il fatto che la vittima non sia una donna, come spesso accade in questi contesti, ma un uomo, non riduce l’urgenza di affrontare il tema dei conflitti familiari degenerati in tragedia, della fragilità mentale e dell’assenza di reti di supporto che possano prevenire simili gesti.

Le prossime fasi dell’indagine

Le indagini proseguono ora sotto la guida della procura di Udine, che dovrà chiarire in modo puntuale le responsabilità e le dinamiche dell’omicidio. Fondamentali saranno le dichiarazioni di Marylin Castro Monsalvo, la cui posizione dovrà essere analizzata con attenzione per capire se abbia avuto un ruolo attivo nell’omicidio o se sia stata coinvolta in un secondo momento.

Nel frattempo, gli accertamenti scientifici sul corpo di Alessandro e sulla scena del crimine aiuteranno a ricostruire l’esatta cronologia degli eventi e le modalità con cui il delitto è stato compiuto e poi nascosto per giorni.

Resta un dolore profondo, che nessuna confessione potrà lenire. Un dolore che lascia interdetti, che spoglia di ogni logica la tragedia consumata tra le mura di casa. E che ci costringe, ancora una volta, a guardare in faccia l’abisso che può celarsi nella quotidianità più ordinaria.

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Ultimo Aggiornamento: 01/08/2025 14:34

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