
Una relazione iniziata con entusiasmo si è trasformata nel tempo in una spirale di tensioni, offese e violenza. Una giovane donna, ormai esasperata e spaventata, ha deciso di denunciare l’uomo con cui aveva condiviso parte della propria vita, dopo aver subito l’ennesimo episodio di aggressione. Solo grazie al suo coraggio e al lavoro degli inquirenti, si è arrivati a un processo che ha posto fine a una lunga catena di abusi.
Il caso, portato in aula, ha visto la testimonianza chiave non solo della vittima, ma anche di un’altra donna che avrebbe vissuto esperienze simili con la stessa persona. Entrambe hanno contribuito a ricostruire un quadro di reiterate violenze psicologiche e fisiche.
Lorenzo Venera condannato a quattro anni
La vicenda riguarda Lorenzo Venera, conosciuto con il nome d’arte Amnesia, ex partecipante al talent show Amici, che è stato condannato a quattro anni di reclusione dal Tribunale di Torino con l’accusa di maltrattamenti aggravati nei confronti della sua ex compagna. La sentenza è stata emessa dalla corte presieduta dalla giudice Elisabetta Chinaglia, che ha anche disposto il pagamento di una provvisionale di 10 mila euro alla vittima come risarcimento, e altri 5 mila euro alla figlia della donna.

Secondo quanto emerso in aula, l’imputato avrebbe più volte aggredito verbalmente e fisicamente la compagna, arrivando a colpirla con un pugno in volto e afferrandola per il collo. La denuncia non è scattata subito: nella notte dell’aggressione fu una vicina a chiamare le forze dell’ordine dopo aver udito le urla, ma la donna inizialmente non volle sporgere querela. Solo in un secondo momento ha deciso di parlare agli investigatori, facendo emergere anni di violenze.
Minacce inquietanti e parole che pesano
Tra le accuse più gravi, anche frasi minatorie che evocavano tragici casi di femminicidio, come riferito dalla donna: “Diceva che sarei stata la prossima Giulia Cecchettin o Giulia Tramontano”. Il riferimento a vicende drammatiche di cronaca ha contribuito a delineare un contesto intimidatorio pesante e ricorrente.
L’avvocato dell’uomo ha preannunciato ricorso in appello, sostenendo che non si tratti di maltrattamenti ma solo di episodi isolati. La difesa della vittima, invece, ha espresso soddisfazione per la sentenza, ritenendola un riconoscimento alla verità emersa nel processo.