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“Ecco perché l’ho fatto…”. Ucciso e fatto a pezzi, la madre di Alessandro Venier rompe il silenzio: verità shock!

Pubblicato: 02/08/2025 14:54

I recenti sviluppi nel caso di cronaca che ha sconvolto la comunità di Gemona del Friuli continuano a svelare dettagli inquietanti. Lorena Venier, infermiera stimata e madre del 35enne Alessandro, ha ammesso di aver ucciso il figlio. L’ha fatto insieme a Mailyn Castro Monsalvo, la compagna di Alessandro, una donna di origine colombiana.

La confessione è arrivata dopo l’udienza preliminare, che si è svolta di fronte al Gip di Udine. L’avvocato della Venier, Giovanni De Nardo, ha spiegato il movente. La sua assistita temeva per l’incolumità della nuora e della nipotina. Secondo la Venier, Alessandro aveva manifestato l’intenzione di trasferirsi con la famiglia in Colombia. Questo avrebbe esposto Mailyn a rischi gravissimi. Questa motivazione, se confermata, traccerebbe un quadro complesso delle dinamiche familiari. Delineerebbe un’alleanza inaspettata tra suocera e nuora contro l’uomo.

Le dinamiche familiari e il movente

Il movente dell’omicidio si concentrerebbe sulle dinamiche familiari e sul profondo legame tra Lorena e Mailyn. L’avvocato De Nardo ha sottolineato questo aspetto. Ha descritto un rapporto quasi materno tra le due donne. La Venier ha detto che considerava Mailyn “la figlia che non aveva mai avuto”. L’idea di un trasferimento in Colombia avrebbe scatenato la reazione. Questo viaggio, secondo le due donne, avrebbe messo in pericolo la vita di Mailyn. Lorena non avrebbe voluto perdere la nuora e la nipotina. Ha agito in questo modo per proteggerle da quello che ha ritenuto un rischio concreto. Questo elemento, se verificato, sarebbe cruciale. Potrebbe indicare la premeditazione. Si contrapporrebbe a una dinamica di omicidio d’impeto.

Durante l’interrogatorio, Lorena Venier ha confessato il delitto. Ha anche fornito dettagli agghiaccianti sulle modalità. L’uomo sarebbe stato stordito con dei farmaci. Le due donne lo avrebbero poi soffocato con un cordino. Dopo l’uccisione, avrebbero sezionato il corpo. Lo hanno nascosto in un bidone nella cantina di casa. Hanno coperto i resti con della calce viva. Volevano nascondere l’odore e occultare il cadavere. La procura di Udine contesta l’omicidio volontario premeditato in concorso. Le donne dovranno rispondere anche di vilipendio e occultamento di cadavere. La gip di Udine si è riservata la decisione sulla custodia cautelare in carcere. Ha valutato la richiesta della procura. L’avvocato di Mailyn ha riferito di un malore per la sua assistita. La donna, che soffrirebbe di depressione post-partum, è stata trasferita in ospedale.

Il contesto e le indagini

Gli inquirenti stanno ancora lavorando per chiarire molti aspetti. Cercano di definire i ruoli che le due donne hanno avuto. Non è ancora chiaro chi abbia sferrato il colpo mortale. Non si sa chi abbia compiuto le altre azioni. Si indaga sulla presunta premeditazione. Si cerca di capire se la calce viva è stata acquistata prima del delitto. Questo dettaglio è fondamentale per l’accusa. Alessandro Venier era noto per alcuni lavori saltuari. Trascorreva anche lunghi periodi all’estero. La madre, invece, era infermiera caposala. Era molto stimata. Lorena era l’unica a lavorare in modo stabile in famiglia. La compagna non lavorava. Era rimasta incinta da poco. La confessione di Lorena Venier ha stupito la comunità. Tutti la descrivevano come una persona seria, sensibile ed empatica. Il delitto è arrivato dopo lunghi mesi di dissapori familiari. Sembrerebbe che ci fossero anche episodi di violenza domestica. Le indagini continuano nella villetta di Gemona. La scientifica cerca prove. L’autopsia sul corpo di Alessandro darà ulteriori risposte. Servirà per confermare il racconto delle due donne.

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