
I casi di infezione da virus West Nile registrati ufficialmente in Italia sono ormai un centinaio, considerando i dati più recenti dell’Istituto superiore di sanità (89 casi al 30 luglio) e gli aggiornamenti regionali. Questa cifra però, non rappresenta il numero reale dei contagi.
Secondo il virologo Fabrizio Pregliasco, i contagiati effettivi potrebbero essere molti di più. Il medico ha spiegato che è possibile fare una stima, anche se grossolana, del fenomeno. Per ogni caso clinico accertato, infatti, i contagiati potrebbero essere da 100 a 150. Sulla base di questo calcolo, lo scenario peggiore fa pensare ad almeno 10.000 casi in questo momento.
Il ragionamento dietro i numeri
La stima di Pregliasco si basa sulle caratteristiche del virus. Circa l’80% dei casi è asintomatico, le persone non hanno sintomi e non sanno di aver contratto il virus. Il restante 20% ha sintomi. Il 19% di questo gruppo ha manifestazioni lievi, come febbre, dolori muscolari o disturbi gastrointestinali. Questi sintomi non sono specifici e spesso non vengono associati al virus West Nile. Solo l’1% dei contagiati manifesta una sintomatologia neurologica. Questi casi sono più facilmente riconducibili all’infezione e vengono segnalati con maggiore probabilità. Partendo dal presupposto che solo l’1% dei casi venga effettivamente contato, il virologo ha calcolato che per ogni caso registrato ce ne sono circa 100-150 in più che non rientrano nelle statistiche. La stima è approssimativa, perché la capacità diagnostica incide molto sul numero di casi rilevati.

Il ruolo della diagnosi e dell’attenzione
L’attenzione che si presta a un’infezione sospetta è cruciale. Se un medico prende in considerazione la possibilità che i sintomi di un paziente siano legati al virus West Nile, la probabilità di intercettare anche i casi più lievi aumenta. In un periodo come questo, dove si parla molto dell’infezione, l’attenzione è maggiore. Questo può portare a un numero più elevato di diagnosi. Il rapporto tra casi registrati e casi reali potrebbe quindi essere più basso rispetto alla stima più pessimistica. In sostanza, un’elevata attenzione diagnostica permette di scoprire più casi.
La diffusione geografica e le previsioni future
Secondo i modelli matematici, il picco dei contagi si raggiungerà nella seconda o terza settimana di agosto. L’andamento è simile a quello degli anni passati, ma l’estensione geografica è più ampia. L’Italia è in testa per numero di casi in Europa. Seguono Grecia, Romania, Bulgaria e Francia. I dati dell’Ecdc (Centri europei per la prevenzione e il controllo delle malattie) confermano una diffusione in crescita in diversi Paesi. Il virus, che si trasmette tramite la puntura della zanzara Culex, ha gli uccelli selvatici come serbatoio principale. Una volta che la diffusione inizia, fermarla è difficile.