
Quando il dolore colpisce una comunità priva di risposte, spesso si cerca un colpevole più vicino e vulnerabile. L’angoscia per una perdita improvvisa o per una malattia inspiegabile può trasformarsi in sospetto, e da lì in una rabbia cieca che travolge ogni logica. È in questi contesti che la superstizione si fa legge, e la violenza si maschera da giustizia.
Molte comunità in aree remote vivono ancora intrappolate tra tradizioni ancestrali e carenze strutturali. Mancano scuole, ambulatori, mezzi d’informazione: tutto ciò che potrebbe aiutare a distinguere tra realtà e mito. E così, quando un evento tragico rompe l’equilibrio, il gruppo si compatta contro chi viene visto come minaccia invisibile, ma concreta.

Linciaggio nel Bihar: cinque vittime della stessa famiglia
La tragedia si è consumata nella notte tra il 6 e il 7 luglio a Tetgama, un piccolo villaggio tribale nello stato del Bihar, dove cinque membri della famiglia Oraon sono stati uccisi con una brutalità che ha scosso l’intero Paese. La folla, composta da circa 200 persone, ha fatto irruzione nella loro abitazione, li ha aggrediti, legati e infine bruciati vivi.
Le vittime sono Kato Devi, vedova settantunenne, il figlio Babulal Oraon, sua moglie Sita Devi, il figlio Manjit e la nuora Rani Devi. L’unico sopravvissuto è il figlio adolescente della coppia, riuscito a sfuggire all’assalto e a nascondersi nel buio.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la rabbia della folla è esplosa dopo che un esorcista, chiamato da Ramdev Oraon, parente di un bambino morto in circostanze sospette, avrebbe accusato pubblicamente le donne della famiglia di aver provocato il decesso con riti di magia nera.
L’assalto notturno: torture e fuoco
I dettagli emersi dalle indagini sono agghiaccianti. Dopo l’irruzione, le vittime sono state trascinate fino a uno stagno, picchiate con bastoni, coltelli e spranghe, e infine cosparse di benzina e date alle fiamme mentre erano ancora vive. I loro corpi sono stati raccolti in sacchi e caricati su un trattore.
Il villaggio si trova a soli 7 chilometri dalla stazione di polizia di Mufassil, ma gli agenti sono arrivati solo undici ore dopo l’accaduto. Il magistrato distrettuale Anshul Kumar ha parlato di un grave ritardo operativo, e il comandante di stazione è stato sospeso.
Indagini e arresti: la comunità si sfalda

Finora sono state arrestate quattro persone, compreso l’esorcista. Ramdev Oraon e molti altri sospetti sono ancora ricercati. Il ragazzo sopravvissuto è stato trasferito in una località protetta e riceve supporto psicologico, mentre i fratelli maggiori delle vittime sono stati accolti dai parenti.
Una special investigation team ha definito l’episodio “senza precedenti” per la zona, ma non per chi lavora con le comunità tribali. Secondo l’attivista Mira Devi, la combinazione di analfabetismo, mancanza di assistenza sanitaria e credenze antiche crea un terreno fertile per l’azione di sedicenti guaritori e santoni, spesso più influenti dei medici o della legge.
A Tetgama, che conta solo 22 famiglie, nessun bambino frequenta la scuola con regolarità. La maggior parte lavora sin da piccola nei forni di mattoni, insieme agli adulti. Dopo la strage, molte case sono state abbandonate: la paura di nuove ritorsioni o di arresti ha spinto molti a fuggire.
Un dolore che resta: il silenzio dopo la violenza

All’interno della casa di Manjit e Rani Devi, tutto è rimasto immobile: il letto intatto, la zanzariera tirata, i piatti ancora nel lavello. Manisha Devi, parente delle vittime, si siede ogni giorno sul gradino della porta, ancora sotto shock. “Li abbiamo visti piangere e chiedere pietà. Nessuno ha mosso un dito”, racconta.
Nel silenzio che ha avvolto il villaggio, la strage di Tetgama continua a pesare come un macigno. Una famiglia è stata cancellata per un’accusa senza prove, in un contesto dove superstizione e isolamento possono trasformarsi in una condanna a morte. E mentre l’India guarda al futuro, ci sono ancora luoghi in cui il passato più oscuro continua a dettare legge.