
Era stata arrestata con l’accusa di aver partecipato all’omicidio del compagno, Alessandro Venier. Ora, in attesa che l’inchiesta faccia il suo corso, Mailyn Castro Monsalvo lascia il carcere: su decisione del Gip del Tribunale di Udine, sarà trasferita in una struttura protetta a Venezia insieme alla figlia di sei mesi. La misura è stata eseguita nella giornata di oggi, 2 agosto.
Il giudice Mariarosa Persico ha convalidato l’arresto e accolto l’istanza della difesa, presentata dall’avvocata Federica Tosel, sulla base della legge entrata in vigore nell’aprile scorso, che prevede misure attenuate per le madri detenute con figli minori di un anno. Mailyn Castro resta tuttora formalmente indagata per omicidio pluriaggravato, ma potrà nel frattempo provvedere alla cura diretta della bambina, nata dalla relazione con la vittima.
Accuse gravissime anche per la madre della vittima

Il delitto si è consumato all’interno della villetta di famiglia a Gemona del Friuli, in provincia di Udine, dove il corpo di Alessandro Venier è stato rinvenuto smembrato. Secondo la Procura, l’omicidio sarebbe avvenuto alla presenza della figlia minore della coppia. Per l’accusa, Mailyn Castro Monsalvo avrebbe avuto un ruolo attivo nell’istigazione e nella pianificazione, mentre l’esecutrice materiale sarebbe stata la madre della vittima, Lorena Venier, oggi detenuta nel carcere di Trieste.
Il Gip ha convalidato anche l’arresto della donna di 61 anni, disponendo per lei la custodia cautelare in carcere. Entrambe sono indagate per omicidio pluriaggravato, con le aggravanti della premeditazione, del legame familiare e della presenza di un minore durante il fatto.
“Temevo per mia nuora”: il sospetto rivelato dalla suocera
Dalle dichiarazioni raccolte dagli inquirenti emergono elementi inquietanti. La stessa Lorena Venier avrebbe confidato in passato di temere per l’incolumità della nuora, riferendo che Mailyn, in un momento di esasperazione, le avrebbe detto: “L’unico modo per fermarlo è ucciderlo”. Un dettaglio che, se confermato, rafforzerebbe l’ipotesi di una premeditazione condivisa.
La fuga in Colombia e i precedenti della vittima
Secondo quanto appreso da fonti investigative, Alessandro Venier stava per affrontare una condanna penale imminente, legata al reato di lesioni personali gravi. La condanna, una volta esecutiva, gli avrebbe impedito di espatriare. Per questa ragione, avrebbe cercato di anticipare la partenza per la Colombia, con la compagna e la figlia. Un progetto che però Mailyn non avrebbe condiviso, come emerso durante le prime fasi dell’indagine.
Sul passato della vittima, inoltre, gravavano diverse denunce per reati minori: coltivazione di sostanze stupefacenti, recupero non autorizzato di residuati bellici, maltrattamenti di animali, atti di esibizionismo, procurato allarme e minacce. Alcuni video compromettenti, diffusi nelle ultime ore sui social, stanno alimentando il dibattito pubblico sulla personalità di Venier.
In un contesto così delicato e complesso, la Procura di Udine prosegue le indagini per fare piena luce su un omicidio dai contorni familiari e psicologici drammatici, con al centro una bambina che ora, almeno, potrà restare accanto alla madre in un ambiente più protetto.