
La tragedia che ha colpito la famiglia di Simona Cinà, ventenne palermitana e appassionata giocatrice di pallavolo, continua a lasciare molti interrogativi. La giovane è morta sabato notte in piscina durante una festa di laurea, evento che ora è al centro di indagini da parte dei carabinieri e della Procura di Termini Imerese. La sorella gemella di Simona, Roberta Cinà, insieme ai genitori, ha affidato ai media il proprio dolore e la richiesta di verità su quanto accaduto quella notte.
Sospetti e dubbi sulla dinamica della tragedia

Roberta racconta con dolore di non aver trovato i vestiti della sorella al loro arrivo sulla scena: «C’erano solo le scarpe, e nessuno parlava». Un dettaglio che alimenta i sospetti della famiglia, già profondamente scossa dall’accaduto. Il legale che assiste la famiglia, Gabriele Giambrone, ha sottolineato alcuni elementi ritenuti anomali, come il mancato sequestro della villa dove si è consumata la tragedia. La consolle musicale è stata rimossa poche ore dopo l’accaduto, poiché la villa era già pronta per un’altra festa, nonostante risulti in vendita. Questi aspetti lasciano molti dubbi su una gestione non trasparente della scena del fatto.

La mamma di Simona, Giusy, chiede con forza di fare luce sul decesso della figlia: «Voglio sapere cosa è successo, perché mia figlia è morta». Il padre sottolinea l’aspetto sportivo della giovane: «Simona era un pesce in acqua, una sportiva. La piscina era pulita e c’erano solo bottiglie d’acqua, dov’è finito l’alcool?». Queste parole manifestano la difficoltà della famiglia ad accettare una fine così improvvisa e misteriosa, nella speranza che si accerti la verità senza lasciare nulla di oscuro.
L’inchiesta prosegue, mentre il dolore e il desiderio di chiarezza della famiglia Cinà rimangono forti, in attesa che emergano risposte concrete su questa tragica vicenda.