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Supermissili russi in Bielorussia, l’Europa trema: “Nessuno scudo può fermarli”

Pubblicato: 03/08/2025 08:00

La nuova corsa agli armamenti non è più una minaccia lontana, ma una realtà già schierata ai confini dell’Europa. Con l’annuncio dello schieramento dei supermissili Oreshnik in Bielorussia, Vladimir Putin ha trasformato la retorica nucleare in un’escalation concreta. I razzi, capaci di colpire a 5.000 chilometri con testate multiple e traiettorie imprevedibili, sono stati dislocati nella regione di Gomel, a poche centinaia di chilometri da Kiev.

Il presidente russo ha formalizzato la decisione durante un incontro con il suo alleato Alexander Lukashenko, lasciando solo un margine di ambiguità sulla natura delle testate: nucleari o convenzionali. Tuttavia, le dichiarazioni precedenti del leader bielorusso, secondo cui gli Oreshnik sarebbero “senza cariche atomiche”, sono accolte con scetticismo crescente nelle cancellerie occidentali.

Europa esposta, nessuno scudo efficace

La preoccupazione più grave riguarda l’impossibilità tecnica di intercettare questi missili: l’Europa non dispone di sistemi difensivi in grado di bloccare l’arma prima che le sei ogive autonome si separino a velocità supersonica. Solo Israele e gli Stati Uniti hanno tecnologie potenzialmente efficaci, ma l’Europa è vulnerabile.

Una dimostrazione del potenziale distruttivo degli Oreshnik è arrivata con l’attacco del 21 novembre alla zona industriale di Dnipro, quando immagini apocalittiche hanno documentato un lancio “dimostrativo”, presumibilmente senza esplosivo, ma con l’obiettivo di mettere in mostra la capacità devastante del nuovo sistema d’arma.

Trump rilancia, ma l’Europa non si fida più

Il dispiegamento degli Oreshnik è arrivato in parallelo alla decisione di Donald Trump – di nuovo alla guida degli Stati Uniti – di avvicinare i sottomarini nucleari americani ai confini russi. Una mossa che però non basta a rassicurare gli alleati europei, sempre più diffidenti verso l’imprevedibilità della nuova amministrazione statunitense.

I Paesi più esposti – Polonia, Stati baltici, Scandinavia – temono di essere sottoposti a un ricatto nucleare senza possibilità di difesa. In questo vuoto strategico, prende corpo una nuova ipotesi: l’ombrello nucleare europeo. A guidarlo, per ora, è la Francia.

Parigi e Londra guidano la reazione europea

I Rafale francesi hanno recentemente simulato un’esercitazione nucleare in Svezia, evento senza precedenti. Poco dopo, Francia e Polonia hanno firmato un trattato di assistenza militare reciproca, che – ha sottolineato il presidente Macron – include “tutte le componenti”, comprese quelle atomiche. Il premier polacco Donald Tusk ha confermato che la questione della deterrenza nucleare è stata discussa con Parigi.

Anche Londra è parte attiva del nuovo fronte europeo. Il 10 luglio è stato annunciato un rafforzamento della cooperazione missilistica con la Francia, comprendente anche la deterrenza strategica. Gran Bretagna e Francia sono oggi le uniche potenze europee a disporre di un arsenale atomico indipendente.

La Bielorussia diventa una piattaforma d’attacco

La trasformazione militare della Bielorussia è ormai compiuta: missili Iskander con testate nucleari, bombe atomiche su jet Sukhoi 25 e ora i supermissili Oreshnik. Mentre Kiev teme anche i nuovi droni Geran 3, più veloci e più difficili da abbattere, l’Europa guarda verso est con crescente inquietudine. Il clima ricorda quello dei momenti più bui della Guerra Fredda, ma senza i freni di allora.

La deterrenza non basta più. E il continente, improvvisamente, si scopre senza scudo.

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