
Ancora una tragedia nel tratto di mare che separa l’Africa orientale dalla Penisola Arabica. Una barca con a bordo 154 migranti etiopi si è capovolta al largo delle coste dello Yemen, provocando la morte di almeno 68 persone, mentre altre 74 risultano ancora disperse. Il naufragio è avvenuto nelle acque della provincia meridionale di Abyan, in un tratto già noto per la pericolosità delle rotte migratorie.
A darne notizia è Abdusattor Esoev, responsabile dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) in Yemen, in una dichiarazione rilasciata all’agenzia Associated Press. I dati provvisori parlano di una delle peggiori sciagure recenti lungo quella che viene ormai definita la “rotta della fame”.
Sogni spezzati nel mare tra Etiopia e Yemen
La traversata era cominciata probabilmente sulle coste del Corno d’Africa, dove migliaia di migranti, soprattutto etiopi, si imbarcano ogni anno con la speranza di raggiungere i Paesi del Golfo, in cerca di lavoro e di un futuro migliore. Le tratte sono gestite da trafficanti di esseri umani, spesso legati a milizie locali o a gruppi criminali transnazionali, che usano imbarcazioni precarie e sovraccariche.
L’OIM ha ribadito in più occasioni che le condizioni a bordo di queste barche sono disumane. I viaggiatori, spesso giovani e giovanissimi, pagano somme ingenti e vengono esposti a rischi altissimi: annegamenti, fame, violenze, torture. Nel 2024, secondo le stime dell’agenzia, sono stati oltre 1.500 i morti o dispersi lungo questa rotta.
Un’emergenza ignorata
Nonostante l’allarme delle organizzazioni internazionali, l’attenzione mediatica e diplomatica resta bassa. Lo Yemen, attraversato da anni di guerra civile, non è in grado di garantire un sistema di soccorso né strutture per l’accoglienza. L’assenza di un governo centrale stabile rende ancora più vulnerabili i migranti, che una volta sbarcati finiscono spesso in centri di detenzione improvvisati o in mano a gruppi armati.
Le Nazioni Unite chiedono da tempo un intervento coordinato dei Paesi coinvolti, ma le risposte politiche sono lente e frammentarie. Nel frattempo, il mare continua a inghiottire corpi e speranze, mentre le rotte migratorie si fanno sempre più mortali.