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ChatGpt, migliaia di conversazioni private finiscono su Google: “Attenzione, come proteggersi”

Pubblicato: 04/08/2025 16:32

Migliaia di conversazioni intrattenute dagli utenti con ChatGpt sono comparse tra i risultati di Google, rendendo pubblici dialoghi spesso privati e talvolta contenenti dati sensibili. A scatenare l’allarme è stata la scoperta di numerose chat visibili online, diffuse attraverso una funzione che permetteva agli utenti di creare link pubblici per condividere liberamente i propri scambi con il chatbot.

Questa modalità, attivabile manualmente dagli utenti, ha avuto conseguenze inattese: intere conversazioni, in alcuni casi contenenti informazioni personali o aziendali, sono state indicizzate da Google e facilmente rintracciabili da chiunque con una semplice ricerca.

OpenAI disattiva l’indicizzazione e corre ai ripari

Dopo le prime segnalazioni e il clamore generato online, OpenAI è intervenuta con una serie di misure correttive. In particolare, ha disattivato la funzione di indicizzazione delle conversazioni condivise e ha avviato una campagna per rimuovere i contenuti già pubblicati dai risultati del motore di ricerca. Gran parte delle chat è stata effettivamente cancellata da Google, ma il problema, come spesso accade in rete, non si è esaurito qui.

Secondo un’indagine condotta dalla newsletter Digital Dissing, oltre 110.000 conversazioni risultano ancora accessibili tramite la Wayback Machine di Archive.org. Questo archivio digitale, noto per conservare versioni precedenti dei siti, contiene copie delle chat anche dopo la loro eliminazione dalle piattaforme ufficiali.

I contenuti restano accessibili su Archive.org

A confermarlo è Mark Graham, direttore della Wayback Machine, che ha chiarito come non siano state ricevute da OpenAI richieste su larga scala per l’esclusione dei contenuti salvati. Chiunque conosca l’URL di una conversazione archiviata può quindi ancora visualizzarla, anche se il link originale non è più attivo o visibile nei risultati di ricerca.

Questa situazione dimostra come nulla scompaia davvero da Internet e come anche una funzione apparentemente innocua possa trasformarsi in un rischio concreto per la privacy degli utenti.

Come difendersi e rimuovere i contenuti

Chi ha condiviso conversazioni tramite link pubblico può comunque intervenire: accedendo alle impostazioni del proprio account OpenAI, nella sezione “Controllo dei dati”, è possibile eliminare le chat condivise per limitarne la diffusione. In caso di conversazioni già indicizzate su Google, è possibile richiedere la rimozione attraverso il modulo per contenuti obsoleti.

L’episodio solleva interrogativi importanti sull’uso delle intelligenze artificiali conversazionali e sul livello di consapevolezza degli utenti riguardo alla gestione dei propri dati. Sebbene OpenAI abbia introdotto strumenti per la protezione della privacy, la responsabilità finale resta in mano all’utente, che deve prestare attenzione a non inserire informazioni riservate nelle proprie interazioni, soprattutto se rese pubbliche.

Una vicenda che ricorda quanto sia importante, oggi più che mai, avere il pieno controllo dei propri contenuti digitali.

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