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Ferrari, the Day After: dietro il crollo di Leclerc un’ipotesi inquietante

Pubblicato: 04/08/2025 13:18

Ferrari dal sogno all’incubo in una manciata di giri: Charles Leclerc parte fortissimo, domina per quaranta tornate, poi la sua monoposto perde potenza e tutto sfuma in un lampo. Il GP d’Ungheria sembrava un’occasione di riscatto, ma si chiude con un quarto posto e il volto di Leclerc parla chiaro: frustrazione, rabbia, incredulità. La SF-25 diventa improvvisamente inguidabile e ora il paddock si interroga: perché?

Leclerc non le manda a dire: “Macchina inguidabile, mi dovete ascoltare”. Un team radio che è già virale e che racconta meglio di ogni analisi l’aria tesa nel box rosso.

Dietro il crollo: pressione gomme e strategie rischiose

Le ipotesi più accreditate sul calo della prestazione Ferrari ruotano attorno all’ultimo treno di gomme. Le analisi tecniche post-gara raccontano di pressioni troppo elevate, fuori dalla finestra ottimale. Un dettaglio che avrebbe azzoppato il ritmo di Leclerc, lasciandolo a oltre un secondo al giro da Piastri, Russell e gli altri inseguitori.

Ma la domanda resta: errore operativo, calcolo sbagliato o qualcosa di più profondo? Un problema strutturale emerso proprio quando la vittoria sembrava vicina?

Temperature, errori e boomerang: la gestione gomme Ferrari

L’Hungaroring non perdona: pista delicata, temperature basse e tecnici Ferrari che scelgono di alzare la pressione per riscaldare più in fretta le gomme. Una mossa logica, ma che si rivela un boomerang. Il calore dei cestelli freno si somma, le pressioni salgono ancora e l’aderenza scompare. La monoposto si trasforma in una trappola.

Un team radio dall’ingegnere di Piastri (“slow warm-up delle gomme Ferrari”) sembra confermare tutto, ma spunta anche una pista ancora più inquietante: la pressione alta come necessità tecnica, non solo come errore.

Una scelta obbligata: proteggere il plank o rischiare la squalifica?

Rumors dal paddock svelano che la Scuderia avrebbe gonfiato di più l’ultimo treno di pneumatici per evitare il rischio di usura eccessiva al plank sotto la vettura. Un problema non nuovo per Leclerc, già colpito da squalifica in Cina proprio per lo stesso motivo.

Ma questa strategia, se vera, mostrerebbe l’inadeguatezza della nuova sospensione posteriore introdotta a Spa: una soluzione studiata per assetti estremi e minori problemi di usura. Se a Budapest si è dovuto ricorrere alle pressioni alte, allora il pacchetto non funziona come sperato. E la SF-25 mostra il suo tallone d’Achille, e non è nemmeno l’unico.

Leclerc solo: la tempesta perfetta della SF-25

Risultato? Nel tentativo di aggirare un problema strutturale, Ferrari si ritrova con le gomme ingestibili e un assetto sbilanciato. Leclerc lotta da solo con una macchina che non risponde più. Alla fine parla di “problema al telaio”, lasciando intendere che la questione power unit è da escludere, ma i dubbi restano tutti.

Fred Vasseur a sua volta ha precisato: nessun legame con la power unit, ma il nodo è nella dinamica complessiva della vettura. Insomma, la verità resta nascosta tra le pieghe di una crisi tecnica che rischia di affossare definitivamente la stagione.

Un bivio per Ferrari: errore rimediabile o limite strutturale?

L’Ungheria potrebbe essere uno spartiacque. Se si tratta solo di un errore di pressione per il freddo, si può correggere in fretta. Ma se la nuova sospensione nasconde una debolezza strutturale, allora la SF-25 ha svelato il suo vero limite proprio quando la vittoria sembrava a portata di mano.

Per ora, i tifosi aspettano risposte. E la Ferrari deve scegliere se voltare pagina o se cominciare a dedicarsi alla monoposto da presentare nel 2026, come nelle scorse settimane sembrava suggerire Lewis Hamilton.

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