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“Cancellazione totale”. Netanyahu, la rivelazione shock: occupazione militare imminente

Pubblicato: 05/08/2025 13:35

Nel contesto del conflitto israelo-palestinese, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato un piano di occupazione militare totale della Striscia di Gaza. Questa decisione, che segna un’escalation significativa, è stata accompagnata da un messaggio perentorio al Capo di Stato Maggiore delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), invitato a dimettersi in caso di dissenso. La mossa arriva in un momento delicato, con la recente diffusione da parte di Hamas di video che mostrano due ostaggi israeliani in condizioni drammatiche.

I filmati sono accompagnati da appelli diretti a Netanyahu affinché permetta l’ingresso di beni di prima necessità a Gaza, sottolineando che anche gli ostaggi soffrono la fame. La decisione di estendere l’operazione militare nelle aree dove si presume siano detenuti gli ostaggi rappresenta un cambio di rotta, poiché in precedenza Israele aveva evitato di farlo per non metterne a rischio la vita. Per comprendere le implicazioni di questa strategia, Fanpage.it ha intervistato Giuseppe Dentice, analista esperto di Medio Oriente.

Le implicazioni politiche e strategiche dell’occupazione

Le implicazioni della dichiarazione di Netanyahu sono enormi, sia dal punto di vista politico che strategico. Sebbene l’operazione militare in corso da mesi avesse già delineato le intenzioni di Israele, la dichiarazione esplicita di occupazione totale elimina qualsiasi ambiguità retorica. Non si parla più di “zone umanitarie” o “corridoi sicuri”, ma di un ritorno al controllo israeliano sull’intera Gaza. Questo piano potrebbe persino portare alla reintroduzione delle colonie israeliane evacuate nel 2005. Come sottolinea Dentice, si tratta di un’operazione che serve a chiudere definitivamente la questione palestinese, non solo a Gaza ma anche in Cisgiordania.

L’occupazione totale di Gaza rappresenta un vero e proprio ritorno al passato, ribaltando la logica del ritiro del 2005. All’epoca, Israele lasciò la Striscia per tutelare la sicurezza dei propri cittadini dagli attacchi. Oggi, l’obiettivo dichiarato è eliminare Hamas e, cosa ancora più grave, reinsediare i coloni israeliani. Questa mossa è strettamente collegata alla situazione in Cisgiordania, dove Israele mantiene un controllo sempre più esteso. L’obiettivo è quello di annullare qualsiasi prospettiva di uno Stato palestinese smantellando la possibilità di un’entità territoriale continua.

Risposta ai riconoscimenti dello Stato palestinese

La decisione di Netanyahu può essere interpretata anche come una risposta ai recenti annunci di alcuni Paesi europei, tra cui Francia e Regno Unito, di voler riconoscere lo Stato palestinese. Secondo l’analista, la mossa di Israele mira a svuotare di significato politico questi riconoscimenti, rendendoli gesti puramente simbolici. Allo stesso tempo, Netanyahu cerca di allinearsi e trovare copertura nell’appoggio statunitense, nonostante la posizione ambigua di figure come Donald Trump.

La posizione ambigua del governo italiano

La posizione del governo italiano su questo tema è stata definita da Dentice come “contraddittoria”, “ambigua” e “decisamente filo-israeliana”. L’Italia non ha ancora riconosciuto lo Stato di Palestina, a differenza di altri Paesi europei, pur avendo partecipato a iniziative internazionali volte a rilanciare il processo di pace. L’analista sostiene che questa ambiguità rischia di isolare l’Italia in Europa. La recente lettera firmata da oltre 70 ambasciatori italiani, che chiede il riconoscimento della Palestina, sembra confermare l’esistenza di una frizione interna e il timore di una marginalizzazione dell’Italia in Europa su una questione storicamente centrale per la sua politica estera.

Il progetto politico di Netanyahu: occupazione totale

Il progetto politico di Netanyahu, secondo l’analisi di Dentice, è un progetto di occupazione territoriale totale. La strategia a Gaza serve a rafforzare la strategia in Cisgiordania, e viceversa. L’obiettivo è chiaro: estendere le colonie, aumentare il controllo su Gerusalemme Est, cambiare lo status giuridico della Spianata delle Moschee e impedire la continuità territoriale tra i villaggi palestinesi. In questo modo, i palestinesi non avranno mai le condizioni minime per costituire uno Stato. Si tratta di una strategia che mira a una geografia “a macchie di leopardo”, che rende impossibile qualsiasi forma di sovranità palestinese. È un progetto che Dentice definisce sionista e coloniale, finalizzato a consolidare l’occupazione e a smantellare ogni prospettiva palestinese.

Un aspetto significativo della nuova strategia di Netanyahu è il fatto che la liberazione degli ostaggi non sembra più essere la priorità principale. Se all’inizio del conflitto l’obiettivo era la loro liberazione, ora l’occupazione di Gaza ha la precedenza su tutto, anche sulla vita degli ostaggi israeliani. La maggior parte degli ostaggi liberati lo sono stati tramite negoziati, e non tramite azioni militari. La decisione di considerare il destino degli ostaggi non più una condizione vincolante per le operazioni militari implica, di fatto, che la loro vita è ritenuta sacrificabile per raggiungere obiettivi politici più ampi.

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Ultimo Aggiornamento: 05/08/2025 16:16

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