Vai al contenuto

Cultura in lutto, se ne va un genio: ha fatto sognare generazioni di lettori

Pubblicato: 05/08/2025 14:36
angelo maria ricci

È sempre un momento di profonda tristezza quando una figura che ha segnato l’immaginario collettivo scompare. La notizia della sua morte ha lasciato un vuoto incolmabile, un’assenza che si percepisce non solo tra gli addetti ai lavori, ma anche e soprattutto tra le migliaia di lettori che hanno amato e continuato a seguire le sue opere per decenni. Era uno di quei rari artisti che, attraverso il proprio lavoro, ha saputo creare mondi e personaggi vividi, capaci di restare impressi nella memoria e di accompagnare intere generazioni. Le sue creazioni non erano semplici disegni, ma vere e proprie finestre su universi paralleli, intrisi di mistero, avventura e suspense, che hanno saputo catturare l’attenzione e stimolare la fantasia di chiunque si perdesse tra le pagine dei suoi fumetti.

La sua scomparsa non rappresenta solo la fine di una vita, ma anche la perdita di uno stile inconfondibile, di una mano sicura e di una mente fertile che ha plasmato l’arte sequenziale italiana per oltre cinquant’anni. Ci mancherà la sua sottile ironia, la capacità di infondere personalità e vita a ogni singolo tratto, il suo talento nel dare forma a storie complesse e avvincenti. Il dolore di questa perdita si unisce al ricordo affettuoso di un professionista instancabile, che ha saputo lasciare un’eredità artistica imponente e versatile, testimonianza della sua dedizione e della sua passione sconfinata per il mondo dei fumetti. Il suo contributo rimarrà un punto di riferimento per chiunque si avvicini a questa forma d’arte, un’ispirazione per le future generazioni di disegnatori e narratori.

Un’eredità artistica poliedrica e versatile

Angelo Maria Ricci, nato a Rieti il 18 giugno 1946, ci ha lasciato lunedì 4 agosto, all’età di 79 anni, nella sua Grottammare, dove risiedeva dal 2000. Dopo gli studi all’Istituto d’Arte della sua città natale, si trasferì a Milano, culla dell’editoria e del fumetto italiano. Nel 1971, iniziò la sua carriera come illustratore, per poi esordire l’anno successivo nel mondo del fumetto, lavorando per la Edifumetto di Renzo Barbieri, uno dei pionieri del fumetto popolare dell’epoca. Fu un periodo di grande fermento, in cui Ricci affinò le sue doti narrative e il suo stile. La sua poliedricità lo portò a collaborare con diverse testate, dimostrando una notevole capacità di adattarsi a generi e pubblici diversi. Nel 1978, passò al fumetto per ragazzi con la serie Redskate per il Corriere Boy, segnando un’altra tappa importante nella sua evoluzione artistica.

La sua carriera

La vera svolta nella carriera di Ricci arrivò nel 1980, quando iniziò la sua lunga e fruttuosa collaborazione con la Sergio Bonelli Editore. Fu in questo contesto che realizzò il suo primo episodio di Mister No, un personaggio che avrebbe lasciato un segno indelebile. Tuttavia, il sodalizio più significativo fu quello con lo sceneggiatore Alfredo Castelli, che nel 1982 lo volle nello staff di Martin Mystère. Ricci, con il suo tratto inconfondibile, contribuì in modo decisivo a definire l’identità grafica del “Detective dell’Impossibile”, realizzando numerose storie che hanno fatto la storia della serie fino al 1993. Le sue tavole non si limitavano a illustrare la sceneggiatura, ma ne amplificavano la magia, il mistero e l’avventura, rendendo il mondo di Martin Mystère un luogo affascinante e credibile.

Dopo un periodo di attività che lo vide impegnato su diverse testate, tra cui Tiramolla e Il Corriere dei Piccoli con la serie Il giovane Indiana Jones, e come illustratore per case editrici scolastiche, nel 2000 Ricci si ritirò temporaneamente dal fumetto e si trasferì a Grottammare. Qui si dedicò all’illustrazione per una casa editrice locale. Ma la passione per il fumetto era troppo forte per essere sopita. Nel 2001, il richiamo si fece sentire e Ricci tornò in campo, entrando nello staff di Diabolik per la casa editrice Astorina.

La sua collaborazione con la “famiglia” Giussani durò oltre vent’anni. Il suo primo Diabolik, L’ultimo rubino, uscì nel 2001, e da lì ne realizzò quasi quaranta, lasciando un’impronta indelebile sul celebre ladro in nero. La casa editrice Astorina, in un comunicato, ha sottolineato come la sua firma, nascosta nelle sue tavole in punti quasi introvabili, fosse espressione di una sottile e contagiosa ironia. Nonostante i problemi di salute, Ricci ha continuato a disegnare fino al 2023, concludendo la sua carriera con l’episodio Un alibi perfetto. La sua eredità artistica è stata idealmente raccolta dal figlio Marco Ricci, che dal 2008 si occupa delle chine delle storie di Diabolik, portando avanti la tradizione di famiglia.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure