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Decreto sport, Meloni detta la linea: “No a scontri con Mattarella, azzerate tutto”. Ma è furiosa con Abodi

Pubblicato: 05/08/2025 10:39

Alla fine è Giorgia Meloni, rientrata nel pomeriggio da Ancona, a chiudere una settimana di crescenti frizioni con il Quirinale sul decreto Sport. “Non possiamo arrivare a uno scontro con il Colle”. È questa la linea che la premier affida al ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, durante l’ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa estiva.

Poco dopo, i due lasciano la sala e, al termine di un rapido colloquio, la decisione è presa: eliminare tutte le parti controverse del provvedimento. La Premier è furiosa per questo nuovo contrattempo, del quale avrebbe fatto a meno vista l’agenda molto delicata di questo periodo.

L’irritazione con Abodi

Dietro la frenata, raccontano più fonti di governo, c’è anche l’irritazione di Meloni verso il ministro dello Sport Andrea Abodi. Non tanto per la difesa a oltranza del decreto, quanto per quel “rispettosamente no” pronunciato in Senato, ieri pomeriggio, a chi gli chiedeva se temesse il rinvio del dl da parte del Colle.

Una risposta giudicata fuori tono, che avrebbe fatto saltare una trattativa delicata: limare il testo a Palazzo Madama, tagliando due passaggi segnalati come critici dal presidente della Repubblica, ma salvando la norma più cara al governo.

La posta politica sul provvedimento

A pesare era soprattutto la norma che consentiva a Sport e Salute, società al 100% del Mef, di entrare nei comitati organizzatori degli eventi sportivi con oltre 5 milioni di euro di contributi pubblici. Una richiesta voluta dalla Lega del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, e sostenuta da Fratelli d’Italia che ha indicato al vertice della società Marco Mezzaroma, molto vicino alla presidente del Consiglio.

Ma all’imbrunire la linea è cambiata: contatti serrati tra Palazzo Chigi e il Quirinale e, riferiscono esponenti di FdI, una moral suasion finale del presidente del Senato Ignazio La Russa. Ordine di scuderia: togliere tutto ciò che può irritare il Colle, in una giornata già complicata dal caso Almasri.

Il “preavviso” ignorato del Quirinale

Già nei giorni scorsi il Quirinale aveva segnalato le criticità: niente urgenza sufficiente per trasformare in decreto l’assunzione di precari della Commissione di controllo sui conti delle società sportive; forzature anche sulla trasformazione di Sport e Salute in organizzatore di grandi eventi. Andare allo scontro, come sembrava per un momento nelle intenzioni della maggioranza al Senato, avrebbe significato rischiare un rinvio del decreto e la riapertura delle Camere a Ferragosto.

Negli anni della presidenza Mattarella due tipologie di problemi non hanno mai avuto deroghe: i decreti devono restare omogenei per materia e devono rispondere ad una reale necessità d’urgenza. Il governo, che ha ormai fatto della decretazione d’urgenza la prassi abituale, è andato più volte vicino allo strappo con il Quirinale. Il braccio di ferro sul decreto Sport è soltanto l’ultimo capitolo di una tensione che va avanti da settimane.

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