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Giovani e forti, la tragedia devastante sul lavoro: “Lì dentro non respiravano”. Cosa si scopre adesso

Pubblicato: 05/08/2025 11:53

Sono scesi nella fossa biologica per una “bonifica”, senza contratto regolare, senza maschere protettive e senza nemmeno la certezza di doverlo fare. Così sono morti Sayed Abdelwahab Hamad Mahmoud, 39 anni, e Saad Abdou Mustafa Ziad, 21, egiziani giunti in Veneto da pochi mesi.

Scesi uno dopo l’altro nella vasca di raccolta delle acque nere di una villa in via Desman 62 a Veternigo di Santa Maria di Sala, sono stati uccisi dalle esalazioni tossiche: asfissia o annegamento, lo chiarirà l’autopsia disposta dalla Procura di Venezia.

Senza un contratto

Con loro c’era un terzo connazionale, rimasto illeso. Secondo i primi accertamenti non avevano un contratto di lavoro formalizzato. I tre erano arrivati al cancello della villa accompagnati dalla ditta Paolo traslochi e trasporti di Rivale di Pianiga, assieme alla quale avrebbero dovuto effettuare un’ispezione alla vasca.

A nulla è valso l’intervento dei carabinieri e del personale sanitario: i due operai sono stati estratti ormai privi di vita, con addosso tute bianche, stivali gialli, ma nessuna protezione al volto o al capo.

Un labirinto di responsabilità

Il caso è ora nelle mani del pm Giovanni Gasparini, che procede per omicidio colposo e ha coinvolto Spisal Usl 3 e Ispettorato del lavoro: si indaga sul ruolo delle ditte coinvolte, sui presunti appalti e sottoappalti, e sui motivi per cui degli operai non assunti siano stati utilizzati in operazioni altamente pericolose. Il sindaco di Santa Maria di Sala, Alessandro Arpi, chiede chiarezza: “Va capito a che titolo stessero lavorando e se siano state rispettate tutte le misure di sicurezza“.

La villa era stata per anni centro di accoglienza per migranti gestito dalla coop Cssa e dal centro Un mondo di gioia, lo stesso che avrebbe ospitato i due giovani egiziani al loro arrivo in Italia. In aprile l’immobile è stato acquistato da Elena Ursache, 42 anni: “Io non ho ordinato alcuna bonifica”, ha dichiarato, “di tutto si era occupata la cooperativa precedente”. La Cssa ha replicato: “L’immobile non è più di nostra proprietà da mesi. Siamo profondamente addolorati”.

“Non dovevano entrare in vasca”

Secondo una prima ricostruzione investigativa, la ditta di traslochi avrebbe affidato il lavoro di bonifica alla Puliesp di Malcontenta, che però, messa di fronte all’incidente, ha negato che i due egiziani stessero lavorando per conto suo. Da chiarire perché allora gli operai siano tornati sul luogo insieme alla società di traslochi, e perché la vasca fosse scoperta, forse per “prendere aria”.

Un dettaglio emerso nelle prime testimonianze rende il quadro ancora più drammatico: i due egiziani, secondo le istruzioni operative, non avrebbero dovuto entrare nella vasca. Qualcuno però li ha mandati giù lo stesso. Sulla morte di Mahmoud e Ziad si sta ora concentrando un’inchiesta delicatissima. Due domande restano sospese nell’aria: chi li ha mandati a morire? E perché erano al lavoro senza tutele fondamentali?

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