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“Non voleva morire, ci ho messo sei ore”. Alessandro fatto a pezzi dalla madre, confessione spaventosa

Pubblicato: 05/08/2025 13:33

Parole pesanti come macigni, quelle pronunciate da Lorena Venier, infermiera di 61 anni, durante l’interrogatorio con gli investigatori. Ha confessato di aver ucciso il figlio Alessandro, 35 anni, nella villetta di famiglia a Gemona del Friuli, in provincia di Udine, insieme alla compagna di lui, Mailyn Castro Monsalvo. “L’ho sezionato da sola”, ha detto la donna, descrivendo nei dettagli l’orrore avvenuto il 25 luglio 2025.

“Mi sono occupata da sola del depezzamento – ha raccontato Lorena – ho usato un seghetto e un lenzuolo per contenere il sangue. L’ho sezionato in tre pezzi. Non ci sono stati schizzi, per questo i carabinieri hanno trovato tutto in ordine”. Un racconto freddo, lucido, reso davanti al GIP del Tribunale di Udine durante l’udienza di convalida dell’arresto.

Il piano per uccidere Alessandro prevedeva di addormentarlo prima. “Ho svuotato un blister di medicinali nella limonata, ma non bastava. Allora gli ho fatto due iniezioni di insulina. Le avevo prese anni fa dal lavoro, pensando un giorno di usarle per togliermi la vita”. Una confessione che mostra una premeditazione inquietante, durata anni.

“Non riuscivamo a finirlo”: la lunga agonia
“Lo abbiamo sedato alle 17.30, ma è morto solo verso le 23”, ha detto ancora la madre. “Abbiamo tentato di soffocarlo con un cuscino, ma continuava a reagire, anche se stremato”. Poi l’ammissione: il piano originario non prevedeva lo smembramento, ma è diventato necessario. “Il corpo non ci stava nel bidone dove doveva decomporsi”.

Con un seghetto, Lorena ha fatto a pezzi il cadavere. Poi è intervenuta Mailyn, la nuora, che ha trasportato i resti nell’autorimessa. “Li ha messi in un barile e li ha coperti con calce viva, acquistata su Amazon”, ha detto Lorena. Il piano era far decomporsi il corpo prima di spargere i resti in montagna.

Alessandro aveva detto a conoscenti e amici che sarebbe partito per sempre per la Colombia. Un dettaglio che ha facilitato il piano: “Nessuno si sarebbe stupito se non si fosse fatto più vedere”, ha spiegato Lorena. “Pensavamo che bastasse aspettare che si decomponesse, poi lo avremmo portato nel bosco, dove lui voleva essere sepolto”.Ma qualcosa si è rotto. Mailyn, colpita da una grave depressione post parto, ha avuto un crollo emotivo e ha chiamato i carabinieri. “Mia suocera ha ucciso suo figlio”, ha detto al 112 in italiano incerto. Si è udito un litigio: “No, Lorena, no”. In sottofondo, il pianto della neonata. I carabinieri sono intervenuti subito.

Lorena avrebbe tentato di strapparle il telefono. Sulle braccia di Mailyn sono stati trovati lividi, compatibili con una colluttazione. La giovane ha indicato il barile dove si trovavano i resti di Alessandro. Lorena, inizialmente, ha cercato di minimizzare, ma la scena parlava da sola.

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Ultimo Aggiornamento: 05/08/2025 13:38

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