
Negli ultimi giorni si è tornati a parlare con forza del rischio sanitario legato alle infezioni trasmissibili. In un periodo in cui l’attenzione pubblica si concentra su virus emergenti e prevenzione, un’altra malattia torna prepotentemente alla ribalta: la tubercolosi. Un’infezione che si pensava sotto controllo, ma che in alcune aree ha fatto registrare una pericolosa impennata.
A far salire il livello d’allarme è quanto accaduto in un centro della provincia trapanese, dove un numero crescente di casi ha richiamato l’attenzione delle autorità sanitarie. In pochi giorni, l’infezione ha coinvolto interi nuclei familiari e persone legate tra loro da contatti quotidiani, compresi ambienti scolastici e strutture comunitarie. A pagare il prezzo più alto, una neonata di appena nove mesi, attualmente ricoverata in condizioni delicate.

Undici contagi in dieci giorni: il virus si diffonde
Tutto ha avuto inizio il 25 luglio con la diagnosi di tubercolosi in un giovane di 28 anni residente ad Alcamo. Poco dopo, la malattia è stata accertata anche nella moglie e nei tre figli minori, tra cui la bimba di pochi mesi. Le autorità sanitarie, a quel punto, hanno avviato un’indagine epidemiologica approfondita, concentrandosi soprattutto sui contatti stretti e sui luoghi frequentati dalla famiglia.
Uno dei figli, come emerso durante le verifiche, frequentava una struttura d’accoglienza della zona, il che ha reso necessari ulteriori controlli in un ambiente condiviso con altri bambini e operatori. Da lì, la sorveglianza è stata estesa a un centinaio di persone: vicini, conoscenti, educatori e familiari, tutti potenzialmente esposti.
I risultati hanno rivelato un quadro allarmante: altri sei soggetti sono risultati positivi, portando il totale dei contagiati a undici. Si tratta di adulti e minori, attualmente seguiti con terapie antibiotiche specifiche.
Il ruolo dell’Asp e le misure in corso
A coordinare gli interventi è l’unità di Epidemiologia dell’Asp di Trapani, che, pur parlando inizialmente di situazione contenuta, si trova ora ad affrontare una vera e propria emergenza. I test effettuati, tra screening e radiografie, proseguiranno nei prossimi giorni per intercettare eventuali altri positivi e impedire l’ulteriore diffusione dell’infezione.

L’obiettivo è arginare rapidamente un focolaio che ha già messo a dura prova l’intera comunità. Tra i soggetti colpiti, infatti, ci sono anche persone molto giovani e fragili, la cui condizione richiede estrema attenzione. La tubercolosi, causata dal Mycobacterium tuberculosis, è un’infezione che si trasmette per via aerea, soprattutto in ambienti chiusi o affollati. Tossire, starnutire o anche solo parlare può essere sufficiente a diffondere il batterio, rendendo fondamentale l’isolamento dei casi attivi.
Tra i sintomi più comuni si segnalano tosse persistente, febbre, sudorazioni notturne, perdita di peso e spossatezza. In alcuni casi può presentarsi anche emottisi (tosse con sangue). È però importante ricordare che non tutti coloro che entrano in contatto con il batterio sviluppano la malattia. Chi ha un sistema immunitario forte può rimanere asintomatico, sviluppando una forma latente non contagiosa. La cura esiste ed è efficace, ma richiede tempo e costanza: la terapia antibiotica dura in genere almeno sei mesi e deve essere seguita scrupolosamente. L’interruzione precoce delle cure può portare alla comparsa di ceppi resistenti, rendendo più difficile l’eradicazione dell’infezione.
Prevenzione e comportamenti responsabili
Per evitare il contagio è importante seguire alcune semplici regole: in presenza di tosse persistente, evitare luoghi chiusi e affollati, coprire bocca e naso quando si starnutisce e rivolgersi tempestivamente al medico. I contatti stretti con un positivo devono essere monitorati attraverso test specifici come la prova di Mantoux o l’esame IGRA, accompagnati eventualmente da una radiografia toracica. Chi si trova nel territorio alcamese e teme un possibile contatto può rivolgersi al Dipartimento di Prevenzione dell’Asp o al proprio medico curante per ricevere informazioni o attivare i controlli necessari.
Il caso della bimba ricoverata a Palermo
La situazione che ha colpito la piccola di nove mesi rappresenta il volto più fragile di questa emergenza. Trasferita d’urgenza all’ospedale pediatrico di Palermo, le sue condizioni restano sotto stretta osservazione. La sua vicenda ha suscitato una forte ondata di solidarietà, ma anche di preoccupazione, tra i cittadini del luogo, spingendo molti a sottoporsi volontariamente ai test.
Il caso di Alcamo conferma come, nonostante le campagne di sensibilizzazione, la tubercolosi resti una minaccia da non sottovalutare, soprattutto quando colpisce ambienti ad alta densità e persone vulnerabili. L’auspicio è che il rapido intervento delle autorità riesca a contenere l’infezione prima che si trasformi in un’epidemia su vasta scala.