
Il caso della morte di Chiara Poggi, avvenuto nel 2007 a Garlasco, continua a suscitare dibattito. Dopo la condanna definitiva di Alberto Stasi, fidanzato della vittima, il caso si è riaperto con nuove indagini e il nome di un altro sospettato: Andrea Sempio. Ma ciò che sta facendo più discutere non sono solo i nuovi sviluppi, ma anche i dubbi sollevati da chi ha seguito da vicino le prime fasi dell’inchiesta.
Le perplessità sull’indagine iniziale
Durante l’ultima puntata del programma Filorosso su Rai 3, Francesco Marchetto, ex comandante dei carabinieri di Garlasco, ha espresso forti perplessità sulla gestione delle prove. “Chi mi garantisce che tutte le prove siano ancora agli atti? E se invece fossero sparite? Chi le ha fatte sparire? Perché?”, ha dichiarato Marchetto. La sua domanda solleva interrogativi sulla completezza e l’integrità del fascicolo, facendo emergere l’ampiezza del lavoro che la Procura di Paviadovrà ancora affrontare per fare luce sul caso. Sebbene Marchetto non accusi direttamente nessuno, il suo intervento suggerisce che non tutto potrebbe essere stato gestito con la dovuta attenzione.

Stasi escluso, ma non solo lui
Marchetto, pur riconoscendo la condanna di Alberto Stasi, rimarca: “Non mi parli di lui. Sta scontando la sua condanna, va escluso dal discorso”. Tuttavia, l’ex comandante non esclude la possibilità che Stasi non fosse l’unico coinvolto nel delitto. “La procura, sulla base di nuovi indizi, sta verificando se sulla scena del crimine potesse esserci qualcun altro oltre a Stasi”, ha aggiunto, alimentando i sospetti che il caso potrebbe non essere ancora completamente risolto.
L’impronta 33 e le nuove tensioni
Uno degli elementi che sta riaccendendo le discussioni è la cosiddetta “impronta 33”, un dettaglio che ha dato luogo a uno scontro tra i legali di Andrea Sempio e quelli di Alberto Stasi. I consulenti della difesa di Stasi sostengono che l’impronta sia stata trovata imbevuta di sangue e sudore, e che non fosse compatibile con una semplice discesa delle scale. Inoltre, sostengono che il metodo utilizzato dai RIS nel 2007 potrebbe aver compromesso le analisi ematiche. Dall’altra parte, la difesa di Sempio ribatte che l’impronta non appartiene al loro assistito, rendendo la situazione ancora più complessa.

Ottimismo sulle nuove indagini
Nonostante le difficoltà, Marchetto si mostra ottimista riguardo a un aspetto dell’indagine: “A differenza di tante altre cose, su Ignoto 3 possiamo ancora lavorare. Secondo me si arriverà a capire chi è”. Con queste parole, l’ex comandante esprime la sua fiducia nel fatto che si possa ancora raggiungere una verità completa. L’indagine, segnata da anni di errori e omissioni, sembra poter finalmente intraprendere una nuova direzione, dove Ignoto 3 potrebbe essere la chiave per svelare i misteri che ancora avvolgono il caso.