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“Lo hanno costretto così”. Morte Ramy, la scoperta e le accuse shock a due carabinieri

Pubblicato: 05/08/2025 20:28

La Procura di Milano ha chiuso le indagini nei confronti di quattro carabinieri coinvolti nel caso della morte di Ramy Elgaml, il 19enne deceduto il 24 novembre 2024 dopo un inseguimento in zona Corvetto, alla periferia sud-est del capoluogo lombardo. L’ipotesi di reato formulata nei confronti dei militari è quella di depistaggio.

Secondo quanto emerso dalle indagini, i quattro carabinieri avrebbero fornito dichiarazioni false o fuorvianti nelle prime fasi dell’inchiesta, con l’intento – secondo la ricostruzione dell’accusa – di modificare la dinamica dei fatti che hanno portato alla morte del ragazzo. Due di loro sarebbero arrivati successivamente sul luogo dell’incidente, mentre gli altri due avrebbero costretto un testimone a cancellare un video che riprendeva il momento dell’impatto.

Il video, poi sparito, sarebbe stato un elemento cruciale nella ricostruzione della scena. Il giovane, di origine egiziana, viaggiava come passeggero su uno scooter guidato da un amico, Fares Bouzidi, quando il mezzo è stato intercettato da una gazzella dei carabinieri. L’inseguimento si è concluso con lo schianto del motorino, costato la vita a Ramy.

L’avvocato Piero Porciani, che difende uno degli indagati, ha commentato con durezza la chiusura delle indagini: «Siamo sconcertati. Dopo che abbiamo dimostrato che i due militari si trovavano a 290 metri dal luogo dell’impatto, la Procura ha comunque deciso di procedere». La difesa fa riferimento a una perizia tecnica che escluderebbe un coinvolgimento diretto dei suoi assistiti nello schianto.

Tuttavia, i pubblici ministeri milanesi ritengono che ci siano comunque elementi sufficienti per ipotizzare una manomissione delle dichiarazioni rese dai militari, anche se la loro responsabilità nell’incidente mortale non è al centro di questa specifica contestazione.

Ramy Elgaml è morto dopo aver perso il controllo dello scooter durante la fuga, un attimo dopo l’intercettazione da parte della pattuglia. Subito dopo l’incidente, i carabinieri avrebbero avvicinato un passante che stava registrando la scena col cellulare, convincendolo – secondo l’accusa – a eliminare il video.

Il fascicolo inizialmente aperto per omicidio colposo contro ignoti è stato poi esteso ad altri reati, tra cui appunto il depistaggio, sulla base delle testimonianze raccolte e delle verifiche tecniche condotte nei mesi successivi all’incidente.

Ora che le indagini sono formalmente concluse, i legali dei carabinieri avranno venti giorni di tempo per presentare memorie difensive o chiedere un interrogatorio supplementare. Dopo questo termine, la Procura potrà procedere con la richiesta di rinvio a giudizio.

Il caso di Ramy Elgaml ha generato forte attenzione mediatica e politica, anche per il contesto in cui è avvenuto: un giovane morto in un inseguimento con le forze dell’ordine, con a margine accuse gravi come la cancellazione di prove. Il processo, se verrà celebrato, potrebbe chiarire definitivamente quanto accaduto quella notte.

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