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“Sarebbe ancora viva”. Bimba di 6 anni muore al parco giochi, era sull’altalena: ora l’accusa shock

Pubblicato: 05/08/2025 11:41

Una vicenda di tragica incuria ha portato alla morte di Ritaj Lahmar, una bambina di soli sei anni. La sua scomparsa, avvenuta il 2 settembre 2024, è il risultato di una serie di mancate azioni e di responsabilità non assunte da parte di chi avrebbe dovuto garantire la sicurezza nel parco giochi di Villongo, in provincia di Bergamo.

Un’inchiesta ha fatto luce sulla catena di omissioni, evidenziando come una spesa irrisoria avrebbe potuto salvare la vita della piccola. La Procura ha iscritto nel registro degli indagati cinque persone, tra cui il sindaco, un ex assessore e tre funzionari comunali, tutti accusati di omicidio colposo.

La mancata manutenzione

La tragedia è maturata per una grave negligenza. L’altalena, una giostra inclusiva destinata anche ai bambini con disabilità, presentava chiari segni di deterioramento. Le segnalazioni sul suo stato non sono mancate. Nel marzo del 2022, un anno e mezzo prima dell’incidente, una comunicazione ufficiale all’ufficio tecnico del Comune documentava il problema. La mail descriveva l’attrezzo come “ammalorato e vandalizzato”. Riferiva anche di “diverse crepe” e di una catena rotta.

Questa catena aveva una funzione cruciale. Limitava l’oscillazione della pedana. La sua rottura ne permetteva una corsa molto più ampia e pericolosa. A seguito della segnalazione, vennero consigliate soluzioni. Si propose la rimozione e la sostituzione della giostra. Un’altra possibilità era la semplice riparazione della catena, con un costo stimato di appena 150 euro.

Le omissioni fatali

Nonostante le ripetute comunicazioni, il problema non ha trovato una soluzione. L’altalena è rimasta in quello stato di pericoloso deterioramento. Le soluzioni proposte sono state ignorate. I preventivi non sono stati presi in considerazione. Un costo così basso, equivalente a pochi giorni di manutenzione ordinaria, non ha trovato l’attenzione necessaria. Secondo l’indagine, l’ex assessore ai Lavori pubblici, Giuseppe Vigani, avrebbe dovuto garantire la manutenzione regolare della giostra. L’ufficio tecnico, con i tre funzionari che si sono succeduti alla guida, aveva il compito di provvedere alla messa in sicurezza. Nessuno ha agito. Hanno tutti ignorato i segnali di pericolo. Hanno tutti lasciato l’attrezzo in una condizione che metteva a rischio i bambini.

La dinamica dell’incidente

La sera del 2 settembre 2024, Ritaj Lahmar era al Parco Don Agostinelli. Giocava sull’altalena insieme a un amico. Altri bambini li spingevano. La giostra ha iniziato la sua corsa. L’assenza della catena di sicurezza ha permesso all’altalena di raggiungere un’oscillazione di 90 gradi. Ritaj ha perso l’equilibrio ed è caduta a terra. La pedana in ferro della giostra, con il suo movimento incontrollato, l’ha colpita violentemente alla testa. La bambina è morta sul colpo. È una tragedia che ha segnato profondamente la comunità. È una perdita che si sarebbe potuta evitare. Una spesa minima avrebbe prevenuto il movimento anomalo dell’altalena. Avrebbe anche impedito quella caduta fatale.

Le responsabilità legali

L’inchiesta della pm Letizia Alonso ha individuato chiare responsabilità. La Procura ha indagato il sindaco di Villongo, Francesco Micheli. Ci sono anche l’ex assessore Giuseppe Vigani e i tre funzionari dell’ufficio tecnico: Santina Crevena, Alfredo Zappella e Nunzio Pantò. Le accuse a loro carico sono di omicidio colposo. La tesi è chiara. La morte di Ritaj non è un semplice incidente. È la conseguenza diretta di una serie di omissioni e negligenze. Loro, in diverse posizioni e in diversi momenti, avevano il dovere di agire. Avevano il potere di risolvere il problema. Non lo hanno fatto. La comunità di Villongo e la famiglia di Ritaj ora attendono giustizia. L’obiettivo dell’inchiesta è stabilire chi ha fallito in modo così grave. Il fallimento ha avuto un costo inaccettabile: la vita di una bambina di sei anni.

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