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“Soldi ma soprattutto droga”. Caso Bova, il retroscena che gela tutti: ora esce fuori la verità

Pubblicato: 05/08/2025 09:02

La vicenda che ha visto coinvolto Raoul Bova e Martina Ceretti, con la diffusione delle loro chat intime, sta prendendo una piega inaspettata. Federico Monzino, che ha ceduto il materiale a Fabrizio Corona, avrebbe confessato agli inquirenti di essere stato ricompensato con mille euro in contanti e il numero di un pusher per acquistare cocaina. Monzino, che ha sempre giustificato la sua azione come un tentativo di promuovere l’immagine della modella 23enne, ora sembra aver rivelato tutt’altro. La situazione si complica ulteriormente con l’ipotesi che la droga sia stata fornita attraverso il contatto telefonico con un pusher, o addirittura direttamente da Corona, utilizzando uno spacciatore a lui collegato.

Il patto con Fabrizio Corona

Secondo quanto riporta Repubblica, Monzino avrebbe confessato agli inquirenti di aver ceduto i messaggi tra Bova e Ceretti non solo per “fare un favore” alla modella, ma in cambio di denaro e droga. La vicenda ha avuto inizio tra l’11 e il 12 luglio, quando un anonimo (identificato poi come Monzino, nonostante lui neghi di aver architettato il ricatto) ha contattato Raoul Bova tramite un numero spagnolo, presumibilmente intestato a un prestanome. Il messaggio che Monzino ha inviato a Bova era esplicito e minaccioso, facendo intendere che il materiale che aveva in suo possesso avrebbe potuto rovinare la reputazione dell’attore se fosse stato reso pubblico.

L’anonimo scriveva: “Questa è pesante cavolo, anche con audio che conferma tutto. Nelle mani di Fabrizio diventa una puntata di Falsissimo. Questo te lo giuro, sono già in contatto con lui“. Bova, però, non cedeva alle minacce e rispondeva con calma, dicendo che non era più in una relazione e che non temeva lo scandalo. Il ricattatore tentava di rassicurare l’attore dicendo che non voleva rovinare un matrimonio (non sapendo che Bova e Rocio Muñoz Morales non erano sposati), ma l’attore ribadiva di essere single.

Le indagini e la denuncia di Bova

La polizia postale, a seguito delle indagini, ha scoperto che Monzino aveva effettivamente ceduto il materiale a Corona, il quale poi lo ha utilizzato per minacciare e ricattare Bova. Nonostante il tono minaccioso dei messaggi, Bova ha deciso di denunciare quanto stava accadendo. Nelle comunicazioni, il ricattatore avvertiva Bova che il materiale in suo possesso avrebbe potuto danneggiare gravemente la sua carriera e immagine pubblica: “Non è il caso che venga fuori uno scandalo sui giornali, no?” scriveva l’interlocutore. La situazione si complica ulteriormente con il sospetto che la drogasia stata una parte del ricatto, con Monzino che avrebbe ricevuto contante e accesso a un pusher in cambio delle chat compromettenti.

L’indagine prosegue, e la polizia postale è al lavoro per chiarire tutti i dettagli, soprattutto per determinare se vi siano implicazioni legate all’acquisto e al traffico di droga.

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