
Nel cuore infuocato del Texas è esploso lo scontro istituzionale più duro degli ultimi anni. Il governatore Greg Abbott, repubblicano, ha firmato un ordine senza precedenti: far arrestare e riportare in aula i deputati democratici che hanno lasciato lo Stato pur di bloccare il ridisegno dei collegi elettorali, accusato di favorire la conquista di cinque nuovi seggi repubblicani al Congresso.
“I democratici del Texas sono venuti meno al loro dovere. Lasciando il Texas tengono in ostaggio una legge chiave per aiutare le vittime delle inondazioni e portare avanti misure fiscali”, ha dichiarato Abbott, pronto a usare il pugno di ferro.
Cosa dice lo Statuto
Secondo lo statuto locale, i deputati possono essere arrestati solo se si trovano fuori dallo Stato: ed è esattamente quello che hanno fatto decine di esponenti dem, volati a Chicago sotto l’ala protettiva del governatore dell’Illinois J.B. Pritzker, magnate degli hotel Hyatt e grande donatore del Partito Democratico.
“Per garantire il rispetto dell’ordine ho ordinato al dipartimento di pubblica sicurezza del Texas di localizzare, arrestare e riportare in aula qualsiasi membro che abbia abbandonato il proprio dovere”, ha tuonato il governatore, trasformando la battaglia parlamentare in una prova di forza nazionale.
Il decreto della discordia
Sul tavolo, il tentativo dei repubblicani texani di riscrivere la mappa elettorale approfittando della crescita demografica registrata dal Censimento: una manovra che, secondo i dem, serve a diluire il voto afroamericano e ispanico nei sobborghi urbani, consolidando la presa repubblicana nelle zone rurali.
La mossa dei democratici, accusati da Abbot di avere messo in atto “una fuga vigliacca”, è stata invece definita “resistenza costituzionale” dai loro leader. La “fuga” ha reso impossibile il raggiungimento del numero legale per votare la legge. Ora lo scontro rischia di arrivare alla Corte Suprema, trasformando il Texas nel fronte simbolico della guerra di trincea americana sui diritti elettorali.
