
L’Italia perde una delle sue figure più autorevoli, un protagonista silenzioso ma decisivo della vita civile e istituzionale del nostro Paese. La sua voce ha rappresentato per decenni un punto di riferimento in ambito giuridico, etico e culturale, sia sul piano nazionale che internazionale.
Il decesso è avvenuto nel tardo pomeriggio di martedì 5 agosto, nella sua casa di vacanze a Gressoney-La-Trinité. Un malore improvviso ha messo fine alla lunga vita di un uomo che ha incarnato il rigore del pensiero, la passione per la giustizia e la difesa dei diritti fondamentali.

È morto a 85 anni Vladimiro Zagrebelsky, giurista, magistrato, docente e giudice alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Una carriera che ha attraversato i più importanti snodi della giustizia italiana ed europea, sempre con una visione lucida e profondamente umana del diritto.
Nato a Torino nel 1940, si era laureato in giurisprudenza nel 1963. Due anni dopo aveva intrapreso la carriera in magistratura. Fin dai primi incarichi si era distinto per il suo impegno per una giustizia al servizio dei cittadini e della democrazia.
Tra le tappe più significative del suo percorso figurano la presidenza della Corte di Assise di Torino (1987-1990), il ruolo di procuratore della Repubblica presso la Pretura torinese (1991-1994) e due mandati al Consiglio superiore della magistratura, eletto direttamente dai colleghi.
Dal 1998 al 2001 aveva ricoperto importanti incarichi al Ministero della Giustizia, guidando prima la Direzione generale dell’organizzazione giudiziaria e poi l’Ufficio legislativo. In quegli anni aveva anche presieduto una commissione delle Nazioni Unite a Vienna per la prevenzione del crimine.

Nel 2001 il suo profilo era stato scelto per rappresentare l’Italia alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, dove restò fino al 2010. Dopo la fine del mandato, continuò a essere un punto di riferimento nel campo del diritto europeo, collaborando con istituzioni accademiche e editoriali.
Editorialista per La Stampa, fondatore del Laboratorio dei Diritti Fondamentali presso il Collegio Carlo Alberto, Zagrebelsky ha contribuito a formare una generazione di studiosi e operatori del diritto con il suo pensiero limpido e il suo senso di giustizia.
A celebrarne la memoria restano oggi la moglie, un figlio e il fratello Gustavo Zagrebelsky, anch’egli figura di spicco del diritto italiano, già presidente della Corte costituzionale. L’Italia saluta così un uomo che ha reso più alto il valore del diritto e più umano il volto della giustizia.