
Scontro istituzionale sul caso Almasri, e non solo. Le tensioni tra magistratura e governo salgono di tono mentre la vicenda, nata da una controversa espulsione con pesanti risvolti giuridici e politici, si avvia a diventare un nuovo terreno di confronto tra poteri dello Stato.
Al centro del botta e risposta, le tempistiche della trasmissione degli atti del Tribunale dei ministri alla Camera. Il procuratore di Roma, Francesco Lo Voi, respinge al mittente le allusioni – nemmeno troppo velate – del ministro della Giustizia Carlo Nordio.
“C’è qualcuno che va dicendo che ho inviato in ritardo gli atti sul caso Almasri. A parte il fatto che andavano letti, rimessi in ordine e corredati di alcuni provvedimenti, gli atti sono arrivati in Procura il 4 agosto e sono stati trasmessi alla Camera il 5. Se 24 ore vi sembrano troppe…”. Poi l’affondo più diretto: “Chi ha detto che gli atti sono arrivati in procura il 1° agosto? Ci sono informazioni riservate che non conosco?”.
I tempi della Giunta e la prospettiva di tre voti separati
Nel frattempo, la Giunta per le autorizzazioni della Camera, presieduta da Devis Dori (Avs), ha calendarizzato i lavori. Saranno esaminate le richieste di autorizzazione a procedere nei confronti del sottosegretario Alfredo Mantovano, del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e dello stesso Carlo Nordio.

Entro la fine di settembre verrà presentata la relazione all’Aula, con il voto finale previsto per ottobre. I tre voti – uno per ciascuna posizione – saranno distinti, con modalità palese in Giunta e segreta in Aula.
Le reazioni: bugie, ragion di Stato e silenzi
Le prime reazioni politiche sono tutt’altro che tenui. Angelo Bonelli (Avs) punta il dito: “Il governo ha mentito. Piantedosi ha escluso in Aula qualsiasi pressione libica o pericolo per l’Italia, ma evidentemente la verità era un’altra. Anche Nordio ha travisato più di un passaggio”.
Ancor più diretto Matteo Renzi, leader di Italia Viva: “Il problema giudiziario lo valuteranno i magistrati, ma il governo ha detto una caterva di fregnacce. Nordio ha raccontato una catena di bugie. Avrebbero dovuto parlare con franchezza, magari invocare il segreto di Stato: sarebbe stato più dignitoso”.
La questione Bartolozzi e il nervo scoperto
A complicare ulteriormente il quadro, le ricadute politiche che potrebbero scaturire da un eventuale rinvio a giudizio dell’ex magistrata e deputata Stefania Bartolozzi, attualmente nel mirino per un’altra vicenda legata al caso Almasri. Un dossier ancora sotto traccia, ma che – secondo fonti parlamentari – potrebbe deflagrare nei prossimi mesi, creando nuove fratture all’interno della maggioranza.
Il caso Almasri, da vicenda giuridico-amministrativa, sta diventando sempre più un termometro della tenuta democratica del rapporto tra poteri. Con una magistratura che non intende essere strumentalizzata, e una parte della politica che rischia, ancora una volta, di inseguire la verità solo quando fa comodo.