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Dazi. Trump ha deciso, la notizia è appena arrivata: “100 miliardi di euro”. Cosa succede

Pubblicato: 06/08/2025 16:25

Negli ultimi mesi, l’amministrazione Trump ha intensificato l’uso dei dazi doganali come principale strumento di politica commerciale, imponendo tariffe su beni importati che vanno dal 10% fino al 41%. L’obiettivo ufficiale è ridurre il deficit commerciale statunitense e riportare la produzione industriale sul suolo nazionale. Tuttavia, secondo molti analisti, queste misure stanno alimentando l’incertezza economica, aumentando i costi per le imprese e alzando i prezzi al consumo, contribuendo a una crescita più lenta e a pressioni inflazionistiche significative.

Secondo stime aggiornate, la metà delle famiglie americane sta già subendo un calo del potere d’acquisto, con aumenti medi dei prezzi alla spesa tra l’1,3% e il 2,3%, pari a perdite fino a 3.800 $ all’anno in termini reali. Inoltre, economisti indipendenti stimano che, a lungo termine, i dazi del 2025 potrebbero ridurre il PIL reale degli Stati Uniti di quasi lo 0,9% e provocare un calo duraturo del reddito pro capite.

Un’operazione che potrebbe cambiare radicalmente gli equilibri industriali negli Stati Uniti e rafforzare i legami tra politica e tecnologia. Apple è pronta ad annunciare un piano da 100 miliardi di dollari di investimenti sul territorio americano, una cifra senza precedenti che rappresenta un chiaro segnale strategico in un momento di tensioni commerciali e di ridefinizione delle catene produttive globali.

La notizia è stata anticipata da Bloomberg, secondo cui l’annuncio ufficiale dovrebbe arrivare proprio nelle prossime ore da Donald Trump, in un intervento destinato a suscitare reazioni a livello internazionale. Il progetto sarebbe stato orchestrato in stretto contatto con Tim Cook, CEO della casa di Cupertino, che starebbe cercando un’intesa per evitare l’imposizione di nuovi dazi sull’iPhone, una delle colonne portanti del colosso tecnologico.

Ritorno della manifattura e strategia anti‑dazi

L’iniziativa si inserisce in un contesto geopolitico e industriale complesso. Da tempo, Trump sostiene la necessità di riportare la produzione negli Stati Uniti, minacciando dazi su prodotti chiave importati dall’Asia, in particolare dalla Cina. Apple, che ha sempre basato buona parte del proprio assemblaggio finale nei mercati asiatici, potrebbe dunque scegliere di spostare una parte della filiera produttiva sul suolo americano per proteggere le proprie vendite e mantenere stabile il prezzo dei dispositivi.

Non è ancora chiaro come verranno distribuiti gli investimenti e in quali settori specifici saranno impiegati i fondi. Tuttavia, si ipotizza che una parte significativa sarà destinata alla creazione di nuovi impianti produttivi, centri di ricerca e potenziamento delle infrastrutture legate all’intelligenza artificiale e ai processori.

Tim Cook media tra innovazione e politica

Negli ultimi anni, Tim Cook ha assunto un ruolo sempre più politico all’interno del panorama industriale americano, diventando una figura capace di dialogare sia con le amministrazioni democratiche che con quelle repubblicane. Il piano da 100 miliardi rappresenta un compromesso strategico: da un lato, rafforza l’impegno dell’azienda verso gli Stati Uniti; dall’altro, tutela gli interessi economici di Apple su scala globale.

L’annuncio atteso potrebbe segnare una svolta nella politica industriale americana, favorendo non solo Apple, ma anche l’intero ecosistema tecnologico nazionale. Resta da vedere se altre big tech seguiranno lo stesso percorso, rilanciando un’ondata di reindustrializzazione guidata dall’innovazione.

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