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Ottant’anni dopo Hiroshima, il mondo è ancora ostaggio del nucleare

Pubblicato: 06/08/2025 15:01

Il 6 agosto 1945, alle 8:15 del mattino, Hiroshima fu cancellata da una bomba atomica americana. Ottant’anni dopo, mentre la città ricorda i 140.000 morti e il mondo si inchina alla memoria delle vittime, l’arma nucleare non è affatto un residuo del passato. È ancora oggi il fulcro di un equilibrio globale instabile, basato non sulla pace, ma sulla minaccia.

La logica della deterrenza non è mai tramontata

La logica della deterrenza – su cui si è fondata la Guerra Fredda – continua a dominare. Le testate nucleari non sono mai scomparse: si sono evolute, moltiplicate e ridefinite come strumenti di pressione geopolitica. Ne è prova la retorica aggressiva di Mosca, che ha più volte ventilato l’ipotesi dell’uso dell’arma atomica nel conflitto con l’Ucraina, spingendosi a minacciare apertamente l’Europa. Un’escalation verbale che ha riportato il linguaggio della distruzione di massa nei comunicati ufficiali delle potenze militari.

Il Medio Oriente e l’incubo della proliferazione

Ma non è solo la Russia. In Medio Oriente, Israele ha rivendicato la legittimità di un attacco preventivo ai siti nucleari dell’Iran, temendo il raggiungimento della soglia atomica da parte di Teheran. È il paradigma della proliferazione come rischio permanente: l’arma nucleare non è solo un deterrente, ma diventa casus belli.

La bomba come garanzia di potere

Le nazioni più forti militarmente – oggi come nel 1945 – continuano a giocare con il fuoco atomico per mantenere o ridefinire i propri rapporti di forza. L’equilibrio si regge su una minaccia reciproca, più che su veri accordi di disarmo. Intanto, i trattati internazionali si logorano, e l’Onu sembra incapace di fermare una nuova corsa agli armamenti.

Hiroshima non ha ancora insegnato abbastanza

Hiroshima dovrebbe essere il monito definitivo. Invece, è diventata un’ombra sotto cui si muove un mondo che non ha mai smesso di considerare la bomba come opzione estrema, ma possibile. E finché la minaccia nucleare resterà il pilastro delle strategie globali, la pace sarà sempre appesa a un filo.

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